Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

I manutengoli del fascismo tero. 6 In conseguenza molti se ne stavano da parte e borbottavano: "Mal date ma ben ricevute." Albertini non poteva rimanersene in silenzio mentre dirigeva un quotidiano come il Corriere. Questo non lo scrivo per negare ogni sua responsabilità in quanto av– venne durante quegli anni terribili. Lo scrivo per ridurre alle vere propor– zioni quella parte di responsabilità che pur gli spetta, salvo a ricordare al Cajumi che non è lecito vedere la pagliuzza negli occhi di Albertini, e non vedere la trave negli occhi di Giolitti e C. IX. Inoltre, non è lecito ignorare l'atteggiamento preso da Albertini di fronte al movimento fascista dalla "marcia su Roma" al giorno in cui, nel 1925, dové abbandonare il giornale. È assai probabile che nell'estate e nell'ottobre del 1922, quando Salan– dra, e Giolitti, e Nitti negoziavano con Mussolini per imbarcarlo ciascuno in un proprio ministero, Albertini preferisse come meno peggio un mini– stero Salandra-Mussolini. Ma bisogna saper distinguere. Salandra e Sonnino e i nazionalisti e i militari, che manovravano nell'oscurità, volevano arrivare a un cambia– mento di regime (non da rappresentativo a dispotico, ma da parlamentare a bismarckiano ). Giolitti e Nitti desideravano niente altro che un cambia– mento di ministero con un ritorno allo status quo ante il 1914. Mussolini era pronto ad accettare qualunque soluzione, verso cui lo avessero portato le forze torbide e tumultuarie alle quali erano legate le sue fortune. Il punto di vista di Albertini ci si rivela chiaro non appena il 27 ottobre è proclamata la cosf detta mobilitazione fascista. Nel numero stampato du– rante la notte fra il 27 e il 28 ottobre, il Corriere la condannò nettamente. Era sempre la stessa idea; repressione legale del movimento "sovversivo" sf; repressione illegale, no. Ne consegu1 che il cos{detto Alto Comando militare fascista vietò la pubblicazione del Corriere, come dell'Avanti·!, socialista massimalista, e della Giustizia, socialista riformista. Mussolini, che soleva tener piu ferri sul fuoco, domandò per telefono ad Albertini che cosa inten– desse fare. Albertini rispose che non avrebbe ripreso la pubblicazione, se non gli fosse garantita libertà nel commentare gli avvenimenti; quello che avreb– be scritto sarebbe dipeso da quanto sarebbe avvenuto. E il giornale non usc1. X. Mi sia consentita qui una divagazione. Sulla fascetta che accompa– gna le Memori·e poli"tiche di Antonio Salandra, 7 pubblicate recentemente, si legge: "Rivelazioni sensazionali sull'avvento del fascismo: Albertini chiese a Salandra di cedere il passo a Mussolini.,, Andiamo a leggere il libro (pp. 24-5), e sapremo che il prefetto di Milano, in un fonogramma diretto al presidente dimissionario Facta, lo pre- 6 Giacinto Menotti Serrati (1876-1926), direttore del quotidiano socialista "Avanti!" dal 1914 al 1923; Costantino Lazzari (1857-1927), segretario politico del Partito socialista italiano dal 1912 al 1919; Ercole Bucco, deputato socialista e segretario della Camera confederale del lavoro di Bologna nel primo dopoguerra; Nicola Bombacci (1879-1945), deputato socialista e membro della direzione del partito dal 1919 al 1921: tutti esponenti autorevoli del socialismo massimalista. [N.d.C.] 1 A. SALANDRA, Memorie politiche 1916-1925, Milano, Garzanti, 1951. [N.d.C.] 419 Bibloteca Gino Bianco

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