Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

I manutengoli del fascismo donna Fabia Fabron de Fabrian, 3 Sonnino e Adua, e Sonnino - poverac– cio - non era un Bismarck! Sonnino e Salandra e gli altri "novantottisti," se avessero avuto via li– bera, non sarebbero arrivati ad un regime "costituzionale" quale Bismarck aveva costruito in Prussia e poi in Germania dal 1861 al 1871. Sarebbero sboccati in un regime "personale" alla Luigi Filippo, cioè manovrato dalla volontà del re dissimulantesi dietro gli intrighi dei gruppi parlamentari - la volpe al posto del leone. E la volpe in Italia sarebbe stato un re come Umberto I, buono tutt'al piu a fare da tenente in uno squadrone di caval– leria. IV. Quale opinione abbia avuto Albertini sulla fantasia politica sonni– niana, confesso che non mi è chiaro. Al voi. I, p. 13 delle sue memorie, egli scrisse: "Il disagio [per la politica degli anni intorno al 1898] era tale che si pensò persino che in Italia il regime parlamentare non potesse piu reggersi, e Sonnino ecc. ecc." 4 Se Albertini avesse condiviso le opinioni di Sonnino, non le avrebbe presentate come prova degli eccessi a cui le preoc– cupazioni e il disagio di quegli anni condussero i conservatori come Son– nino e Salandra. Nel 1898 Albertini entrava appena nella vita politica. Con un solo uomo politico aveva avuto rapporti veramente stretti, e quell'uomo era Luzzatti, ostilissimo a Sonnino. Veniva fresco fresco da quell'Inghilterra che lasciò un'impronta indelebile nella sua formazione politica. È assai difficile imma– ginare che la fantasticheria della prussianizzazione sorridente a Sonnino e Salandra abbia mai potuto, sia pure come un baleno, attraversare il suo spirito. Questo, però, si può affermare: che Albertini, nel 1898, pur volendo una repressione del movimento "sovversivo," la voleva autorizzata dal Par– lamento secondo tutte le procedure statutarie, e non imposta a colpi di Stato. Era un "conservatore" e non un "fascista." E per essere equanimi anche verso Sonnino e Salandra, non si ripeterà mai abbastanza che esiste un abisso fra la dottrina sonniniana del 1897, favo– revole a un regime rappresentativo, per quanto costituzionale e non parla– mentare, e quella che doveva essere poi la pratica fascista (ci fu mai una dottrina fascista coerente?), che doveva abolire (o peggio ridurre a burla) ogni reliquia di regime rappresentativo, poco importa se parlamentare o co– stituzionale. La differenza fra il Sonnino di "torniamo allo statuto" 1897 e il Mussolini del 3 gennaio 1925 e anni successivi è analoga - fatte le debite proporzioni - alla differenza fra un Bismarck e un Hitler. E questo trascu– rando il fatto che, anche se la dottrina sonniniana del 1897 si dovesse classi– ficare come fascista e non come "reazionaria," come hitleriana e non come bismarckiana, sarebbe sempre arbitrario far passare quel Sonnino del 1897 3 La celebre protagonista della poesia milanese di Carlo Porta (1776-1821) La preghiera. [N.d.C.] 4 L. ALBERnNI, Venti anni di vita politica, parte prima: L'esperienza democratica italiana dal 1898 al 1914, vol. I, Bologna, Zanichelli, 1950; il corsivo è di Salvemini. [N.d.C.] 415 Bibloteca Gino Bianco

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