Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Albertz.ni 1914-15 mani, essendo incapaci di fare tanto le riforme quanto una rivoluzione, e stancarono le stesse classi lavoratrici con continue convulsioni inconclu– denti: questa scemenza era insita nei socialisti, non fu prodotto della guerra; 2) le manovre di una "mano nera" costituita da politicanti nazionalisti, mili– tari di alto rango, uomini di affari e agrari, che approfittavano della sce– menza socialista per spezzare le reni alle organizzazioni della classe lavora– trice; e anche questo germe non era collegato necessariamente con la guerra; mancava nella classe dirigente italiana quella fede robusta nell'avvenire del proprio paese, e quel rispetto verso i propri concittadini, anche se deviati in politiche errate, in cui consiste il vero sentimento nazionale; era malattia assai anteriore alla guerra; 3) la illusione che ebbero Giolitti, ministro degli Interni, Corradini, sottosegretario agli Interni, Bonomi, ministro della Guer– ra, e Fera, ministro di Grazia e Giustizia, di poter utilizzare i fascisti come strumenti di vittorie elettorali nell'Italia settentrionale, come una volta si usavano i mazzieri nell'Italia meridionale; ma non poterono frenare la marea dopo che l'avevano scatenata; e anche questa manovra delittuosa e sbagliata non era affatto collegata necessariamente con la guerra. Anche il naufragio delle istituzioni parlamentari in Italia è stato attri– buito alla guerra. Nel maggio 1915 avvenne in Italia un colpo di Stato con– tro la Camera dei deputati; nell'ottobre 1922 avvenne un altro colpo di Stato; dunque il colpo di Stato del 1922 fu dovuto al colpo di Stato del 1915. Indubbiamente vi fu nel maggio 1915 un colpo di Stato contro la mag– gioranza della Camera che non voleva la guerra. Ma quel colpo di Stato fu compiuto contro una istituzione, che si era discreditata nei dieci anni del predominio giolittiano, in elezioni che erano diventate giochi a carte segnate, nei quali chi teneva il banco vinceva sempre. Nel 1915 la Camera dei depu– tati era morta, e una minoranza audace le impose la sua volontà. La Camera del 1922 non era piu quella del 1915. Disordinata, inetta a formare un governo, sconclusionatamente rumorosa, ma rappresentava nel Partito socia– lista, nel Partito popolare, negli stessi gruppi che si dicevano "liberali," forze che esistevano realmente nel paese. Mentre la Camera del 1915 era una cosa morta, quella del 1922 era viva e fu violata appunto perché era viva. Sarebbe stato necessario dar tempo al tempo affinché le forze ancora incom– poste trovassero un assestamento. Ma, come ho già detto, era insufficiente nelle minoranze dirigenti italiane quel rispetto verso se stesse e verso i propri concittadini che è il mastice di un solido sentimento nazionale. Il germe della Marcia su Roma bisogna andare a cercarlo non nelle "radiose giornate di maggio" ma nella marcia su Fiume di D'Annunzio. E questa tragicommedia va collegata col mito della "vittoria mutilata," che un uomo meno inintelligente di Sonnino non avrebbe fatto sorgere. E non si dimentichi che il mito della "vittoria mutilata" fu gonfiato nel 1919 e 1920 dai neutralisti (portabandiera la Stampa di Torino) i quali domanda– vano la luna nel pozzo per poter accusare chi aveva voluto la guerra di aver voluto una guerra che non poteva dare la luna nel pozzo. La marcia su Fiume fu opera dei neutralisti, di quegli interventisti che seguivano il 409 Bibloteca Gino Bianco

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