Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Albertini 1914-15 Solamente, per adottare una politica tedescofila, sarebbe stato necessario avere nel Mediterraneo una flotta superiore a quelle dell'Inghilterra e della Francia prese insieme, per non vedere ridotte immediatamente in mucchi di rottami Catania, Palermo, Napoli, Livorno, Genova. Insomma da qualunque parte si volti e si rivolti il problema, si deve concludere che quella minoranza, la quale volle l'intervento contro gli Im– peri centrali (e che il mio amico Pasquali definisce come "plebaglia"), in– terpretò la "fatalità storica" assai meglio che non facesse quella maggioran– za neutralista della classe politica italiana, che secondo il Pasquali "aveva la colpa di pensar chiaro. 115 Si è sempre la plebaglia di qualcuno. Questi mo– di di dire servono a ravvivare il linguaggio politico. Ma mi sa dire il Pa– squali che razza di "idee chiare" aveva questa classe politica? Per amor del cielo, che cosa pensava mai? Noi non ci avvedemmo mai che pensas– se, o che almeno i suoi frammenti incoerenti avessero un qualunque pensie- ro comune. Molti fra gli stessi neutralisti dovettero sentire, per quanto confusa- mente, che non c'era altra via praticabile nelle condizioni che si erano venute creando nel mezzo secolo precedente. I socialisti ufficiali, che avevano minac– ciato il finimondo se il governo fosse uscito dalla neutralità, e che negli anni passati avevano promosso tanti scioperi generali per motivi assai piu futili che un guerrone come quello, questa volta si portarono da buoni e bravi bambini. Quanto ai clericali, erano gente mansueta per temperamento e definizione. E fra i deputati, che erano in grande maggioranza contrari al– l'intervento, votarono insieme coi 48 socialisti non piu che 26 appartenenti a tutte le gradazioni giolittiane; gli altri, fino a 508, votarono a favore o si squagliarono. Figura anche meno eroica fecero i senatori, che erano quasi tutti neutralisti; accettarono la guerra all'unanimità di 281 voti. Mancanza di coraggio civile? Non bisogna farli tutti piu vili che non fossero. Parecchi dovettero sentire che oramai, tutto sommato, la via meno pericolosa era quella dell'intervento contro gli Imperi centrali. La "vittoria mutilata" Mentre nessuno, che abbia la testa sulle spalle, ha osato mai franca– mente affermare che l'Italia avrebbe dovuto intervenire a fianco degli Imperi centrali, e mentre ogni uomo non accecato dai rancori di quei tempi dovreb– be ammettere che fra l'intervento a fianco dell'Intesa e la neutralità non c'era libertà di scelta, resta sempre ampio terreno per discutere i modi e della neutralità e dell'intervento e criticare a fondo quelli scelti da Salandra, San Giuliano, Sonnino. Albertini non risparmia le sue critiche a quei modi. E io non so che cosa mai si potrebbe opporre di serio ad Albertini quando critica le incer- s G. PASQUALI, Italia tormentata, in "Il Ponte,,, luglio 1951, p. 723. 405 Bibloteca Gino Bianco

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