Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Albertini 1914-15 fare, ma la cecità dei negoziatori austriaci superò ogni limite di bestialità. Dati quei precedenti storici, e data la bestialità austriaca, avrebbe po– tuto il governo italiano incarcerarsi nella neutralità assoluta dei socialisti ufficiali, cioè lasciare che il governo austriaco riducesse la promessa del 1887 a un "pezzo di carta"? Questa era l'opinione di Bollati, ambasciatore ita– liano a Berlino, e di Avarna, ambasciatore italiano a Vienna (si veda la loro corrispondenza in Rivista Stori·ca Italiana, 1949-50). 3 Se i governanti italiani avessero adottato le opinioni di Bollati e di Avarna si può essere sicuri che non ci sarebbe stata in Italia nessuna rivoluzione, dato che i clericali non si sarebbero messi allo sbaraglio contro i desideri del Vaticano; dato che i socialisti minacciavano la rivoluzione se si entrava in guerra, e non se si rimaneva fuori; dato che i repubblicani e i bissolatiani non erano in grado di trascinarsi dietro moltitudini notevoli; e dato che gli anarchici non solo erano anch'essi poco numerosi, ma si sarebbero, caso mai, messi coi socialisti ufficiali, e non con gli interventisti. Ma si può anche affermare che la classe politica italiana sarebbe uscita completamente screditata e demoralizzata da un prova di quel genere. La crisi, che si ebbe nel 1878, dopo il Congresso di Berlino, contro un governo che era ritornato dal congresso "con le mani vuote," si sarebbe riprodotta ora, in proporzioni assai piu vaste e piu acute. Figurarsi il baccano che avrebbero fatto, a festa finita, gli stessi socialisti contro il governo "borghese" (da essi costretto alla neutralità) dopo che si fosse dimostrato inetto a soddisfare le aspirazioni nazionali "borghesi," pro– prio perché era rimasto neutrale! Il neutrali·smo di Giolitti Lo stesso Giolitti che, dopo essersi dichiarato per la neutralità, aveva approvato l'apertura delle trattative per i compensi, cioè aveva consentito a mettere il governo italiano sul piano inclinato della guerra qualora le trat– tative fossero risultate infruttuose (nel maggio 1915, quando le trattative risultarono infruttuose, lasciò scatenarsi l'offensiva contro l'intervento), lo stesso Giolitti ha riconosciuto nelle Memorie 4 che il governo italiano aveva avanzato le domande di compensi "con spirito di equità e moderazione," e "certo il torto del fallimento di quelle trattative fu principalmente dell'Au– stria col respingere, fino a quando apparve troppo tardi, quelle domande." Egli anzi pubblica una lettera da lui scritta in data 29 aprile 1915 a un amico di Biilow, nella quale parlò di "mala volontà dell'Austria, la quale fa offerte assolutamente non tali che possano condurre a una soluzione paci– fica; il governo italiano fa domande ragionevoli e chiede il minimo occorrente a una soluzione pacifica" (Memorie, II, pp. 534-536). Perché queste cose 3 Il carteggio Avarna-Bollati. Luglio 1914-maggio 1915, a cura di C. Avarna di Gualtieri, in "Rivista Storica Italiana," LXI-LXII (1949-1950). [N.d.C.] 4 G. GIOLITI'I, Memorie della mia vita, 2 voli., Milano, Treves, 1922. [N.d.C.] 403 Bibloteca Gino Bianco

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