Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Albertini 1914-15 Di grazia, il Risorgimento italiano fu forse voluto dalla maggioranza del popolo italiano? Se le truppe italiane, prima di entrare in Romagna e poi in Umbria e poi in Roma, avessero domandato il parere della maggio– ranza italiana, il Papa starebbe ancora a Ferrara, a Bologna, a Ravenna e a Roma. Lasciamo dunque da parte la storia della maggioranza e della mino– ranza. Il problema da discutere è se gli interessi del paese furono nel 1914 e 1915 promossi dalla maggioranza neutralista o dalla minoranza ic.'"e1- ventis•a. U "f z · , . ,, na ata tta storica Messa la discussione su questo binario, sembra impossibile che la pas– sione politica, a circa quarant'anni da quegli eventi, disconosca, anche oggi, il fatto che se la guerra del 1911-12 per la conquista della Libia fu, come disse allora Giolitti, "una fatalità storica," a maggior ragione fu "una fata– lità storica" l'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale. Perché fu una fatalità storica, nel 1911 la impresa per la conquista della Libia? Perché dal 1881, cioè dal giorno in cui la Francia occupò la Tunisia, si radicò nel pensiero delle classi dirigenti italiane la fissazione che la Libia doveva non sfuggire all'Italia; e rinnovando la Triplice Alleanza nel 1887, il governo italiano domandò ed ottenne che fosse considerato come un casus belli per la Germania ogni tentativo francese di alterare lo statu quo in Libia; e nel 1900 il governo italiano si disinteressò del Marocco, ottenendo in compenso il disinteressamento del governo francese dalla Libia; e nel 1901 e 1902 il governo italiano ottenne mano libera verso la Libia anche dai governi di Londra, Berlino, Vienna, subordinatamente alla eventualità che lo statu quo nell'Africa settentrionale venisse meno per iniziativa non ita– liana, e nel 1909 ottenne la stessa libertà anche dalla Russia. Ed ecco che nel 1911 lo statu quo venne meno per avere il governo francese proclamato il suo protettorato sul Marocco. Se, con tutti quei precedenti, il governo ita– liano se ne fosse rimasto nel 1911 con le mani in mano senza trasformare la ipoteca in possesso, tanti anni di preparazione diplomatica sarebbero caduti nel nulla; il governo italiano si sarebbe dimostrato inetto a qualunque ini– ziativa, anche se punto rischiosa, come sembrava nel 1911 la conquista della Libia. Una terribile crisi di demoralizzazione avrebbe avvilito la grande maggioranza non del popolo italiano ma delle minoranze che inquadravano la maggioranza degli elementi politicamente attivi in quel popolo. Ho scritto "fatalità storica." Non ho scritto "saggezza." Gli abitanti della Libia non ci aspettavano a braccia aperte, e la Libia non era una "terra promessa," come novellarono i giornalisti che fecero da mosche cocchiere nella preparazione psicologica dell'impresa. La Libia non era quella "quarta spon– da" di cui l'Italia aveva bisogno per non "essere soffocata" nel Mediterraneo. Durante la prima guerra mondiale, la Libia servi solo come tomba ai soldati 401 Bibloteca Gino Bianco

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