Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vsri tervento fu voluto da una minoranza, e non dalla maggioranza del paese, è fare della democrazia maccheronica, buona sf e no per quei balilla che scrivono i giornali quotidiani. La democrazia non è governo di mag– gioranze. Come tutti i regimi politici di questo mondo, è governo di mi– noranze organizzate. La differenza fra le minoranze che governano in re– gime democratico, e quelle che governano in regime dispotico, è che le prime debbono essere investite dalla fiducia del corpo elettorale (in elezioni a cui può anche non partecipare nessuna maggioranza se questa se ne sta a casa), mentre le minoranze, che governano nei regimi dispotici, non deb– bono disturbarsi per consultazioni di quel genere, o, se lo fanno, lo fanno per modo di dire. La storia è fatta da quelle minoranze che sanno quello che vogliono, e riescono a farlo. Le maggioranze intervengono un'altra volta, in un se– condo tempo, per dichiarare se sono contente o no di quanto è avvenuto; , e se non ne sono contente, buttano per aria quelle minoranze, da cui sen– tono di essere state mal servite, e ricorrono ai servizi di altre minoranze che erano all'opposizione. L'insieme di tutte le minoranze organizzate, che si disputano il governo, è la cos{ detta "classe politica." Qualche volta gli uomini delle minoranze inette o sfortunate ci rimet– tono la pelle. Ma non sempre le maggioranze si muovono, anche se scon... tente di quanto è avvenuto. Molto spesso rimangono inerti a ruminare stracche il loro scontento e la loro miseria. Si pensi a quanti sforzi si debbono fare per indurre gli elettori a prendersi il piccolo disturbo di andare a mettere di tanto in tanto un pezzo di carta in un'urna. Feno– meni come quelli di vaste rivoluzioni, come nella Francia dell'estate 1789 o nella Russia del 1917, sono rarissimi, ed anche allora è discutibile se si mossero le maggioranze vere e proprie, o minoranze piu o meno vaste, sot– to l'impulso di circostanze eccezionali. Quando poi si tratta di guerra, è discutibile se ci sia stata mai nella storia una guerra voluta dalla maggioranza di una popolazione. Nel 1914, francesi e belgi si videro aggrediti improvvisamente sul proprio suolo. Tede– schi, austriaci, russi si trovarono precipitati nella guerra senza tempo per riflettere. In Inghilterra, che non fu presa per il petto, chi sa se il ministero avrebbe potuto fare votare la guerra alla Camera dei Comuni qualora i te– deschi non avessero violato la neutralità del Belgio, fornendo un argomento politico, militare e sentimentale decisivo per l'intervento. E anche allora il Partito liberale, che governava, si divise, e se quella divisione non produsse risultati deleteri lo si dovette al profondo senso di disciplina a cui è stata educata per secoli l'intera popolazione. In Italia, per nove mesi, dall'agosto 1914 al maggio 1915, la questione se si dovesse o no intervenire nella guerra fu discussa in lungo e in largo. Un paese che discute per nove mesi una questione di quel genere, non entre– rà mai in guerra per volontà di maggioranza. Gli Stati Uniti assai proba– bilmente non sarebbero entrati in guerra nel 1941 se i giapponesi non aves– sero distrutto la flotta americana a Pearl Harbor. 400 Bibloteca Gino Bianco

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