Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari nella storia italiana (che non è una stratosfera .filoso.fica) i "liberali" (nel significato italiano) non furono mai "democratici" fino al momento in cui anche la parola "democratico" acquistò in italiano il significato di "con– servatore" tanto che lo stesso Croce può oggi mettersi sul cappello il pen– nacchio della democrazia. Chi vuol vedere con assoluta chiarezza questo punto legga nella rivi– sta Liberalsocialismo, diretta da Guido Calogero, gennaio 1945, l'articolo sul pensiero "liberale" di L. T. Hobhouse, tenendo presente che per Hob– house il "liberalismo" è la dottrina di quel partito inglese che ha sempre lottato contro quel partito conservatore inglese, per cui Croce avrebbe sem– pre votato se fosse stato cittadino inglese. È evidente che il liberalismo di Hobhouse è né piu né meno che quel che oggi in Italia è chiamato "liberal– socialismo." Esiste contrasto irriducibile fra le idee di Hobhouse e quelle di uomini come Churchill, Eden, Croce, Einat1di e compagnia. Rileggete ~ quell'articolo di Hobhouse, dando alla parola "liberale" il significato che le dà Croce, e ne ricaverete un pasticcio in cui non vi sarà piu possibile capir niente, assolutamente niente. 10. Croce e i· clerical1: Un problema sul quale la dottrina democratica (cioè liberale nel senso inglese e americano) è chiara come cristallo, è quello della separazione del– lo Stato dalla Chiesa. Qualunque concordato è in assoluta opposizione non solo con la dot– trina democratica ma con la stessa dottrina liberale quale la concepiva Cavour novant'anni or sono. Il concordato fa giuridicamente del clero cat– tolico un gruppo a sé nell'interno della comunità nazionale, protetto da privilegi consacrati nel concordato tra il governo secolare e il Papa. Que– sta non è materia né dogmatica né morale. I cattolici belgi non hanno mai voluto saperne di concordati. Non vi è concordato in Inghilterra. Non vi è concordato in America. Neanche il Partito popolare italiano, nel 1919 e anni successivi, domandò mai un concordato. Si può benissimo essere cat– tolici autentici, e conservare il diritto di pensare su questo punto con la te– sta propria e non con quella del Vaticano. È la mentalità medievale del Vaticano che vuole concordati dovunque è possibile ottenerli. E i clericali stanno per il principio del concordato perché sono ovunque gli strumenti politici del Vaticano. Che nel 1946 i monarchici conservatori italiani s'impegnino a rispet– tare con la corda al collo il Concordato cucinato da Pio XI e Mussolini nel 1929, e magari s'impegnino a renderlo piu favorevole al Vaticano, e cosi vengano a ripudiare la tradizione cavouriana negatrice di ogni concordato, è naturale, dato lo sfacelo delle loro forze, e data la necessità in cui si trovano di elemosinare la protezione del Vaticano per i loro interessi so– ciali e per la loro dinastia, garante di quegli interessi. Se con lo sfacelo 382 Bibloteca Gino Bianco

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