Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Che cosa è un "liberale" italiano nel 1946 liberale, e Gramsci, comunista? Non morirono per una Italia democratica? Come si osa dire che l'Italia prefascista non era democratica? 20 Ecco. Che l'Italia prefascista dal 1860 al 1922 abbia fatto grandi pro– gressi verso una sempre meno imperfetta democrazia, è indubitabile. Per– ciò ebbe torto Parri quando affermò che prima del fascismo non vi era in Italia democrazia. Avrebbe avuto ragione solo se si fosse limitato ad af– fermare che nei primi due decenni di questo secolo le istituzioni italiane, sebbene piu democratiche di quelle che esistevano mezzo secolo prima, era– no ancora ben lontane dall'aver raggiunto il livello della Svizzera, dei paesi scandinavi, dell'Inghilterra, degli Stati Uniti, della stessa Francia, sebbene neanche in questi paesi, e specialmente nell'ultimo, esistesse una democra– zia perfetta. Una demccrazia perfetta non è mai esistita, e non esisterà mai, e anche la piu soddisfacente avrà sempre bisogno di perfezionarsi. Ma mentre senza dubbio Parri commise un errore storico, Croce commise un errore storico ben piu formidabile quando sentenziò che dal 1860 al 1922 l'Italia fu uno dei paesi piu democratici d'Europa. In fondo all'errore storico di Parri e all'errore storico di Croce vi sono due opposte concezioni politiche. Parri guarda con occhio critico al regime prefascista a cui non vorrebbe ritornare, se non altro perché produsse il fascismo. Croce consi– dera quel regime come l'ideale a cui è necessario ritornare e... arrestarsi. Il filosofo dello statu quo è perfettamente coerente con se stesso. Dove Croce non è coerente con se stesso è quando fa l'apologia di quella democrazia italiana, che fu sempre come il fumo negli occhi per lui e per i suoi amici conservatori del Giornale d'Italia. Quelle che egli chiama "le plebi" italiane, per riunirsi in associazioni, fondare camere del lavoro, acquistare il diritto di sciopero, eleggere deputati socialisti, ecc. ecc., dovettero affrontare e vincere processi, stati d'assedio, difficoltà enormi sol– levate dai "liberali." Attribuire ai "liberali" il merito di progressi che i "liberali" tentarono di impedire, o accettarono solamente quando non po– terono piu impedirli, è prendersi troppe libertà colla storia. Secondo Croce la democrazia italiana prefascista fu "senza dubbio 'li– berale,' come ogni verace democrazia, perché se il liberalismo senza demo– crazia langue privo di materia e di stimolo, la democrazia a sua volta, senza l'osservanza del sistema e del metodo liberale, si perverte e si cor– rompe e apre la via alle dittature e ai dispotismi. " 21 Questo anche nella stratosfera delle astrazioni filosofiche è vero solo fino a un certo punto. La democrazia, senza dubbio, deve mantenere il metodo della libertà (il che non vuol dire che debba diventare "liberale" all'italiana) se non vuole de– generare nel totalitarianismo. La democrazia è la estensione a tutti i citta– dini di tutte le libertà personali e politiche. Motivo per cui in Inghilterra e negli Stati Uniti la parola liberale equivale alla parola democratico. Ma 20 Si tratta della nota risposta di Croce, nella tornata della Consulta del 27 settembre 1945, a un giudizio del presidente del consiglio Ferruccio Parri espresso il giorno prima nella stessa sede. Il testo, con il titolo Rievocazione dell'Italia libera e democratica, è ora in CROCE, Scritti e discorsi politici, cit., vol. II, pp. 199-202. [N.d.C.] 21 Ibidem, p. 200. [N.d.C.] 381 Bibloteca Gino Bianco

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