Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari sociali," dette la buona novella che questo guaio non esisteva piu. Un nuovo partito liberale italiano si era "formato o riformato in Napoli," un partito liberale "puro"; non piu legato "a particolari interessi d'industriali e di commercianti"; incarnazione di quello "schietto liberalismo'' che in piu di un paese è chiamato "democrazia." Dopo che il liberalismo puro era venuto alla luce in Napoli, il neonato partito non si differenziava piu dalla democrazia che per "sfumature dottrinali," o piuttosto per contingenze sto– riche. Il democratismo è "ancora legato all'ideologia settecentesca della quantità e dell'eguaglianza, e sospettato perciò sovente di tendenze o di ri– torni giacobini," mentre il liberalismo si formò "in piu matura età del pensiero e della politica, sugli albori dell'ottocento, e non [è] fondato sulla matematica eguaglianza ma sulla storica unità-diversità, non sulla quantità ma sulla qualità, e non amico dei salti e delle rivoluzioni, ma dello storico svolgimento." Numi, pietà, che insalata russa è mai questa? Montesquieu, Voltaire, i Fisiocratici, gli Enciclopedisti, Mirabeau, erano dunque democratici, come Rousseau (del Contratto Sociale) e come Robespierre? Mazzini, Marx, Ba– kunin, contemporanei non nel secolo XIX di Tocqueville e di Cavour, ma nel secolo XVIII dei democratici Montesquieu e Voltaire? Che cosa è dun– que il secolo XVITT? Che cosa il secolo XIX? Che cosa è il liberalismo? Che cosa è la democrazia? Qui siamo in piena fabbrica del buio, anche se Croce creda di "invocare a suo sostegno l'approvazione del buon senso" e dimostri un particolare "zelo di chiarezza." Croce avrebbe potuto rima– nere terra terra per dire ai suoi amici liberali-democratici in soldi spic– cioli che loro sono conservatori né piu né meno di lui, che non esiste nes– suna differenza fra il partito democratico-liberale di Badoglio, Orlando, De Nicola, Bonomi e il partito liberale puro di Croce, e che quindi i demo– cratici-liberali dovrebbero smettere le sonagliere della democrazia e fon– dersi senz'altro nel partito liberale. Ma se avesse parlato chiaro, avrebbe disturbato troppe manovre. Ed eccolo allora a mettere in movimento la fabbrica del buio, annaspando sulla democrazia del secolo XVIII, e sul libe– ralismo del secolo XIX che ha assorbito e superato la democrazia del se– colo . XVIII e altre consimili filosofesserie. Badate bene però! Il partito democratico-liberale dovrebbe fondersi col partito liberale puro, ma nella fusione l'aggettivo "democratico," "diventato ormai ridondante" farebbe bene a svanire "non per altro che per il rispetto che sento, e che mi par (sic) di serbare, verso l'esatta terminologia dottrinale e storica, la quale ha segnato e segna la differenza tra democrazia e liberalismo." La differenza scompare e ricompare secondo fa comodo a Croce. Non esiste quando si deve decidere la fusione. Risuscita quando si deve adottare un nome che affermi senza equivoci il carattere "liberale," cioè conservatore, e non de– mocratico del partito liberale puro. A dire il vero, Croce ammette che alcune difficoltà renderebbero dif– ficile la fusione. Sulla fine del 1943 si tentò "una sciagurata fittizia resur– rezione" del partito democratico-liberale, e fu "un travestimento di diversi 376 Bibloteca Gino Bianco

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