Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari Durante la guerra, ricevendo i diplomatici esteri, ostentava i suoi entu– siasmi nazisti parlando tedesco anche con quelli che non conoscevano quella lingua. 11 Dopo del papà e della mammà viene il primogenito. La opinione che avevano e hanno di costui gli stessi ufficiali dell'esercito regio, non si trova nel diario di Ciano, ma si trova in un libro di un artista americano che era in Sicilia nel 1943: Ricordo il commento sul Principe di Savoia [correggi: Piemonte], erede al trono, fatto da un ufficiale italiano che era interrogato da un nostro interprete a Gangì: "da qualsiasi punto di vista, militare, morale e pederastico, è un cretino." Condanna piuttosto definitiva. 12 Neanche sulla gentile sposa dell'erede, Ciano ha molto da dire. Ma non abbiamo bisogno di lui per sapere che nell'estate del 1940 andò ad ammirare ~ le macerie del forte belga di Eben-Emael distrutto dai tedeschi, facendosi fotografare in compagnia di cinque ufficiali tedeschi e del generale Van Overtroeten, consigliere militare di suo fratello, il re del Belgio. Fu essa che 11ell'autunno del 1940 ottenne da Hitler che si degnasse di ricevere suo fratello, e trattò gli affari non solo del Belgio ma anche dell'Italia. Nel dicembre 1940 si iscrisse clamorosamente alla sezione femminile del Par– tito fascista italiano. I belgi non ne vogliono piu sentir parlare. E gl'italiani? E Croce? Sul duca di Aosta il capo della casa ci ha detto che era tanto intelli– gente quanto il principe ereditario. Noi sappiamo che avendo sotto di sé in Abissinia 65 battaglioni, se ne fece soffiare la metà dagli inglesi quasi senza colpo ferire. Ritiratosi sull'Amba Alagi, in posizione che si diceva inespugnabile, con 7.000 italiani e 30.000 indigeni, si arrese con tanta buona grazia che gl'inglesi gli concessero gli onori militari. Mussolini, secondo quanto riferisce Ciano, disse di lui che "i principi dovrebbero essere co– scritti come civili." Il corrispondente del New York Times (22 maggio 1941) che accompagnò il Duca quando questi abbandonò il suo rifugio, per darsi prigioniero, ci regalò una descrizione commovente di quella cerimonia che merita di essere ricordata: Accompagnato da un solo attendente, apparve sulla porta del Forte Toselli. Di H si condusse al piccolo cimitero costruito di recente. Innanzi alla tomba del suo amico, generale Volpini, si scoprf e s'inchinò in omaggio al defunto. Le altre tombe erano coronate da una croce. Ogni documento di identificazione era chiuso in una bottiglia disusata di champagne sotterrata presso la croce. Sapemmo cos{ che il Duca, ritirandosi verso l'Amba Alagi, aveva avuto cura di farvisi precedere da molte bottiglie di champagne. Gli inglesi ne avrebbero fatto un re d'Italia, se la tubercolosi non lo avesse ucciso mentre era loro prigioniero. 372 11 R. G. MAssocK, Italy from Within, London, Macmillan, 1943, pp. 299-300. 12 G. BIDDLE, Artist at War, New York, Viking Press, 1944, p. 165. Bibloteca Gino Bianco

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