Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Che cosa è un "liberale" italiano nel 1946 1917 dopo la disfatta militare. Gli imperi degli Asburgo e degli Hohenzollern caddero in Austria e Germania nel 1918 dopo la disfatta militare. Che cosa debbono fare gli italiani, oggi, della dinastia savoiarda? 7. Una "Corte dei miracoli·" Scorriamo insieme il diario di Ciano col permesso (e anche senza permesso) di Croce. 10 Vi troveremo, come in un museo, tutti i componenti della casata. Basta aggiungere qua e là qualche pennellata presa a prestito da altre tavolozze, e si mette insieme dal punto di vista spirituale qualcosa di simile a quella "Corte dei miracoli" che è stata immortalata da Victor Hugo in N otre-Dame de Paris. Si comincia, naturalmente, col papà. Nell'insieme tutt'altro che stupido. Fornito di un certo buonsensaccio furbesco da contadino piemontese. Ma debole e vile. A somiglianza di certe signore, comincia sempre col dire di no, e finisce sempre col dire di sf. Si impunta solamente quando si tratta di stemmi, patacche, emblemi, prerogative, ma anche su questo terreno fini– sce sempre per arrendersi. Quando le cose van bene, è di buon umore e si fa avanti. Quando le cose van male, dà la colpa a Mussolini e si nasconde. Povero piccolo diavolo riceve ufficialmente le delegazioni estere "seduto su un gran trono dorato accanto al quale si eleva una gigantesca statua di bron– zo di Mussolini." È il Sancio Panza di Mussolini. Nell'agosto del 1939, men– tre la tragedia batte alle porte, bada solo ad evitare che il duce occupi l'in– tero proscenio e lasci in disparte lui e manchi di assegnare un comando mili– tare al principe ereditario nelle imprese gloriose che si preparano: "Quei due imbecilli (del duca) di Bergamo e (del duca) di Pistoia hanno dei comandi; anche mio figlio dovrebbe averne uno; ha tanta testa quanto il duca d'Aosta." Immaginarsi, dunque, che cosa dovesse essere la testa del duca di Aosta, a parte quella degli altri due! Sulla regina Elena, Ciano non dice niente di speciale. Ma la brava donna ci pensò lei a parlare anche troppo per conto suo, al tempo della guerra etiopica, quando partori la famosa preghiera, nella quale dopo avere dedicato non piu che trentatre parole al Re e alla reale famiglia, ne scialò settantanove per il Duce: Noi ti preghiamo, o Signore, per il Duce che ci governa. Prolunga la Sua preziosa esistenza e salvalo da tutti i pericoli e da tutte le insidie, affinché nell'ordine conservato e perfezionato, la nostra Patria goda pace e prosperità. Illumina la Sua mente, sostieni la Sua energia, benedici i Suoi disegni di bene e corona il Suo sforzo costante per rendere l'Italia sempre piu degna del suo titolo di grande Nazione cattolica, anzi di centro della Cattolicità. 10 I riferimenti di Salvemini al testo del diario di Galeazzo Ciano sono basati sulla edizione in lingua inglese, The Ciano's Diaries: 1939-1943, New York, Doubleday, 1946, che Salvemini recens{ in "The Atlantic Monthly," marzo 1946, pp. 163-67. Pertanto tutte le citazioni di Salvemini sono ritradotte dall'inglese. [N.d.C.] 371 Bibloteca Gino Bianco

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