Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Che cosa è un "liberale" italiano nel 1946 lo tirò giu dal cielo in terra, e il 30 settembre in una intervista col corri– spondente del New York Times "non ebbe che aspre parole per il Re e la sua famiglia: essi si sono sempre arresi ai fascisti e si sono screditati in ma– niera che Croce e coloro che la pensano come 1ui giudicano ignobile." "È chiaro che Croce amerebbe vedere una repubblica italiana, sebbene creda che sarebbe difficile." In un'altra intervista, data al corrispondente dello stesso giornale il 12 ottobre e pubblicata dal giornale il 16 ottobre, Croce espresse la opinione che "il popolo non volesse né Vittorio Emanuele né suo figlio; anche se gli Alleati li avessero rimessi in Roma, egli non credeva che sa– rebbero rimasti a lungo sul trono." Ma già la rosolia repubblicana comin– ciava a guarire, e lui "non si opponeva alla istituzione della monarchia" purché si evitasse qualunque forma di governo totalitario. · Dopo cinque giorni la rosolia era guarita. Croce ritornò alla libertà disossata. "In questo momento gl'italiani dovrebbero astenersi dalla politica e non dividersi fra monarchici e antimonarchici. Il loro solo pensiero do– vrebbe essere lavorar~ tutti contro i tedeschi" (New York Times, 18 ottobre). La tregua istituzionale cominciava a far capolino. Il corrispondente del New York Times, riferendo questa opinione, osservò che essa "si accordava con quella degli Alleati," ma era costretto a riconoscere che il movimento anti– monarchico era vasto e forte, e Croce "dubitava assai se il presente re o qualunque altro membro della sua casa avesse tuttora il prestigio necessario per ristabilire la tradizione monarchica interrotta. Le masse che una volta erano piuttosto legate al loro re, sono oggi fredde oppure ostili." La libertà crociana non si era ancora sbarazzata da ogni... simonia repubblicana. Quaranta giorni dopo, la libertà crociana faceva simonia non piu con la repubblica, ma con la monarchia. Il 28 novembre, in un comizio in suo onore tenuto all'Università di Napoli, Croce domandò: "Volete abolire la monarchia?" La folla rispose: "Sf" e tumultuò simoniacamente per cinque minuti contro la monarchia. Quando gli fu possibile riprendere il filo del discorso, Croce simoniacamente domandò che gl'italiani facessero la prova di una reggenza. E il giorno dopo in una intervista concessa al New York Times, "mise il peso della sua grande autorità dietro il movimento per una reggenza sotto Pietro Badoglio"; "se è vero che il Governo inglese desidera che la monarchia continui in Italia, la reggenza darebbe soddisfazione a que– sto desiderio" (New York T1:mes, 31 novembre). Un mese dopo, la reggenza era diventata qualcosa di meglio che un desiderio del governo inglese, a cui gl'italiani avrebbero fatto bene ad obbe– dire. Il Re e suo figlio dovevano andarsene, altrimenti avrebbero raccolto intorno a sé un potente gruppo di forze materiali, militari e politiche col- 1' aiuto delle quali ricostruire un regime neofascista. Cedendo il posto ad una reggenza, avrebbero salvato la monarchia. "Quegli uomini politici i quali vogliono che il Re abdichi e che il suo insignificante figlio sia messo da parte, non intendono cambiare la forma costituzionale del governo italiano. Essi desiderano una reggenza per il figlio del principe ereditario nella spe- 369 Bibloteca Gino Bianco

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