Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Che cosa è un "liberale" italiano nel 1946 tempo non solo creare un regime libero, ma anche lottare contro il clero e fare una riforma agraria. La Spagna avrebbe dovuto aspettare che la libertà fosse fermamente stabilita nel pensiero e nel cuore del suo popolo, e garantita, accettata e rispettata egualmente da tutti i gruppi della popolazio– ne. Non seppe aspettare. Ne consegu{ la guerra civile, e tutto fu perduto. Non ripetiamo quell'errore. Conservatori e rivoluzionari, cattolici e anti– clericali, monarchici e repubblicani, individualisti e collettivisti, anarchici e stalinisti, rinviamo al futuro i nostri dissensi e mettiamoci d'accordo a consolidare la libertà. Il nostro dovere oggi è risolvere il problema "morale" di assicurare la libertà a tutti i partiti. Tutti gli altri problemi, sulle cui soluzioni sorgerebbe dissenso tra i partiti, debbono essere rinviati all'avvenire. Se Croce dicesse che gl'italiani di tutti i partiti debbono accordarsi nel dovere morale e giuridico di rispettare le libertà di tutti, quali che possano essere le decisioni della maggioranza su le singole questioni, non ci sarebbe nessun motivo di dissentire da lui. Per consentire con lui basterebbe non essere né fascista né stalinista. Basterebbe opporsi a qualunque dittatura. Uno deve consentire con Croce anche se egli dice che Roma non fu fatta in un giorno, che non tutti i problemi politici ed economici possono essere risoluti in un battibaleno, e che bisogna classificarli secondo un ordine di maggiore o minore urgenza, affrontando immediatamente quelli che non possono essere rinviati e aspettando tempi piu propizi per gli altri. Il con– senso sarebbe poi perfetto se Croce spiegasse al "caro Bergamini" che qua– lora la maggioranza degli italiani prendesse una strada non approvata dal "caro Bergamini," il "caro Bergamini" e i suoi amici non dovrebbero ripe– tere il delitto di promuovere un nuovo fascismo, ma dovrebbero rispettare il diritto della maggioranza ad errare, salvo a rivendicare per sé il diritto di criticare gli errori della maggioranza. Ma Croce vuole che siano rinviati all'avvenire tutti i problemi, in attesa che gli italiani abbiano ristabilito le istituzioni libere, anzi abbiano preso definitivamente l'abitudine d'essere liberi. Quanta parte degli italiani debba prendere questa abitudine e quanti anni, quanti secoli debba durare il tiro– cinio educatore della libertà, prima che finalmente si possa cominciare a discutere qualche problema, Croce non spiega. Frattanto Donegani, Pirelli, Agnelli, Volpi, Motta e C.i dovrebbero rimanere padroni del vapore, con– servare tutto quanto hanno inghiottito in piu di venti anni grazie alla dittatura fascista, e utilizzare le loro ricchezze per rimettere in piedi un nuovo movimento fascista se lo crederanno opportuno. La libertà spirituale degli italiani non avrà mai nulla da perdere dal momento che è eterna, in– vincibile, indistruttibile, anche se tutti gli italiani sono chiusi in galera. Croce afferma che la dottrina liberale non è né individualista, né collet– tivista, né anarchica, né comunista, né clericale, né anticlericale. Entro il quadro delle istituzioni libere ogni partito ha la facoltà di far prevalere le sue idee, purché rispetti le libertà politiche degli altri partiti. Un liberale accetta qualunque soluzione di qualunque problema purché ottenuta col metodo della libertà. Ma quando? Questo è il punto. Qualunque conserva- 367 Bibloteca Gino Bianco

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