Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari rivoluzione francese la libertà era la fine dei diritti feudali. La libertà per cui morirono Byron e Santarosa, era la libertà nazionale dei greci dai turchi. Legga Croce il libro L'Austr1:a e la Lombardia stampato alla macchia da Cesare Correnti alla vigilia delle Cinque Giornate, o il libro di Carlo Cattaneo La insurrezione di M1:lano. 1 Vedrà che per gl'italiani del 1848 la libertà non svolazzava nella stratosfera delle astrazioni filosofiche, ma signi– ficava tariffe doganali, costruzioni ferroviarie, riforme giudiziarie, ammini– strati ve, scolastiche e cos1 via. Quando un cattolico parla di libertà, egli intende "le libertà della Chiesa," cioè tutti i privilegi che il clero cattolico andò accumulando nei secoli scorsi, e le cui ultime reliquie i papi cercano di restaurare e garantire per mezzo di concordati. La stessa libertà di Croce, con rispetto parlando, non svolazza nella stratosfera. È il diritto che Croce rivendica di dire e scrivere quel che egli crede la verità, e di "andare o non andar a messa" come egli disse nel Senato il 24 maggio 1929, mentre i contadini delle sue terre gli pagano puntualmente gli affitti. E la libertà per i contadini delle terre di Croce è la libertà di organizzarsi in leghe di resistenza per pagare a Croce meno affitti che sia possibile e nessun affitto se è possibile. Croce condanna come simoniaca ogni associazione di riforme particolari con la libertà astratta. Ma tutti i movimenti di emancipazione umana risultano da una associazione simoniaca di quel genere. Gli uomini hanno rivendicato sempre la libertà come garanzia delle loro libertà, econo– miche, religiose, intellettuali, politiche e cosf via. Di una libertà disossata, sterilizzata, eterea, angelicata, svuotata di ogni contenuto, non hanno mai saputo che farsene. La libertà è come il sale: ce ne vuole un pizzico in tutti i piatti, ma guai a servire in tavola un piatto di sale e niente altro. Ogni partito, che si rispetta in un paese civile, deve professare e praticare il rispetto della libertà per tutti, ma un partito politico il quale rivendichi a sé l'ufficio di predicare la libertà e niente altro, non esisterebbe un giorno solo. Deve pre– dicare la libertà e qualcos'altro. In fondo, lo stesso Croce quando dice "la libertà e niente altro," intende dire che gli italiani non debbono far uso delle riconquistate libertà personali e politiche per alterare lo statu quo poli– tico e sociale in modo da scontentare Croce. Dunque libertà e niente altro significa libertà quale la concepiscono i liberali (cioè conservatori). Signi– fica libertà e statu quo. Questa è simonia bella e buona, né piu né meno di quella che Croce condanna negli altri. Ma essendo simonia liberale, cioè copservatrice, Croce la trova perfettamente Iegitti1na, dato che conviene a lui. Benedetto Croce insegna che gl'italiani non debbono oggi pretendere di risolvere tutti i loro problemi politici ed economici da un momento all'altro. Prima di tutto debbono dare all'Italia "l'abitudine della libertà." Gli altri problemi li discuteranno in seguito, con comodo. La Spagna volle nello stesso 7 C. CORRENTI, L'Austria e la Lombardia, opuscolo pubblicato anonimo nel luglio 1847, ripubblicato in In., Scritti scelti, a cura di T. Massarani, Roma, Forzani, 1891, voi. I, pp. 501 sgg. C. CATTANEO, L'insurrection de Milan en 1848, Paris, Amyot, 1848; poi in edizione italiana, Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva gue"a. Memorie, Tip. della Svizzera Italiana, Lugano, 1849. [N.d.C.] 366 Bibloteca Gino Bianco

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