Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Che cosa è un "liberale" italiano nel 1946 domarlo o estinguerlo. &so si può trovare anche in una prigione, se l'uomo che sta chiuso in prigione non si arrende a chi lo tiene in catene. Anche un uomo che sta per essere impiccato è un uomo libero, se continua a sfidare la sua sorte sino alla fine. Croce ha ragione quando afferma questa dottrina. Ma la sua libertà ha due difetti: I) è troppo sicura di se stessa, e 2) non scende mai dalle nuvole sulla terra. Primo punto. Quella libertà invincibile, indistruttibile, eterna, si può prendere tutte le libertà possibili perché a lungo andare non ha nulla da temere da nessun nemico. Perciò il culto, che Croce professa per la libertà, non gli imped{ negli anni immediati del dopoguerra né di collaborare alla rivista dei nazionalisti, né di riconoscere che anche il comunismo poteva essere buono, ma frattanto era il caso di "fiancheggiare" il movimento fa– scista, dato che la libertà spirituale degl'italiani non correva nessun pericolo se chi doveva bere 1 olio di ricino o aveva la testa spaccata da un manga– nello rimaneva perfettamente libero se non lasciava domare la propria libertà spirituale né dal manganello né dall'olio di ricino, e dato che Matteotti fu privato non della libertà spirituale ma della vita, e anche il comunismo avrebbe potuto diventare accettabile purché fosse diventato liberale (nel senso italiano) - e questo periodo potrebbe continuare attraverso andirivieni infiniti come tutti i periodi di cui fa uso Benedetto Croce, quando a furia di dire, disdire, ridire e contraddire confonde le idee in modo che nessuno capisce piu niente. (Quando invece scrive di storia, il suo stile è meraviglioso di sen1plicità diretta e lucida, come è naturale in chi non vuol altro che affermare la verità e non gli occorre confondere le idee a nessuno.) Il secondo difetto della libertà crociana è che essa ha poco o niente da vedere con quelle determinate libertà personali e politiche, alle quali noi poveri diavoli non viventi nella stratosfera filosofica pensiamo quando usia– mo questa parola magica: libertà! Croce non definisce mai in termini con– creti quali libertà debbono rampollare oggi, in quell'Italia in cui~Croce vive, da quel bisogno di libertà spirituale che deve essere la religione degli uomini migliori e possibilmente di tutta l'umanità. La libertà, ideale astratto di Croce, non è mai esistita fuori della mente di Croce. Chiunque nella storia ha domandato "libertà" ha domandato "ben definite libertà" per garentire diritti concreti immediati. Per gli uomini dei Comuni italiani la libertà era il diritto di andare e venire senza pagar dogane ai feudatari appollaiati nelle castella del contado. Per i nobili inglesi del 1215 la libertà della Magna Charta era il diritto di mettere fine alle esa– zioni arbitrarie del re. Per i nobili francesi del secolo XVIII la libertà era il loro diritto di non pagare la imposta fondiaria. Per i borghesi francesi del secolo XVIII la libertà era il diritto di non essere bastonati dai nobili, di poterli sfidare a duello, di non passare sotto la censura ecclesiastica quando volevano pubblicare i loro ghiribizzi, di non pagare tasse il cui provento non si sapeva dove andasse a finire. Per gli americani della guerra d'indipen– denza la libertà era la fine del sistema coloniale inglese. Per i contadini della 365 Bibloteca Gino Bianco

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