Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Che cosa è un "liberale" italiano nel 1946 il maggior numero possibile di resistenze invincibili, anche se passive. Molte di quelle resistenze furono dovute all'insegnamento e all'esempio di Croce. Questo merito gli spetta, e nessuno dovrebbe dimenticarlo neanche oggi quando è necessario dissentire da lui. Quel merito non ci può, peraltro, indurre a dimenticare che vi è pur– troppo in quegli anni un punto nero. Nell'autunno del 1931, quando Musso– lini obbligò i professori di università a giurare di educare alunni fedeli al regime fascista, i piu obbedirono senza patemi d'animo, sia che chiusi nelle proprie specialità non dessero importanza a quel genere di piccolezze, sia che fossero fascisti, sia che non avessero nessun decoro da rivendicare e fossero pronti a qualunque turpitudine pur di conservare pane e lesso. Due si dimi– sero piuttosto che giurare. Dodici rifiutarono esplicitamente il giuramento, e obbligarono il Duce a destituirli. Molti attraversarono una tormentosa crisi di coscienza. Non potevano dissimularsi l'abisso di vergogna in cui sarebbero caduti se avessero prestato quel giuramento disonorevole. D'altra parte non si sentivano la forza di rinunziare a cattedre conquistate dopo lunghe fa– tiche, di ridursi a vivere su una misera pensione, di esporre non solamente se stessi ma anche i propri figli alle rappresaglie di un regime che non aveva nessun rispetto per la dignità umana. Croce rifiutò il giuramento nelle accademie di cui era socio, e fu desti– tuito. Onore a lui. Ma consigliò gli esitanti a giurare. Perché dette quel con– siglio a chi esitava? Certo non gli apparteneva di condannare chi giurava costrettovi da quelle che erano allora chiamate "necessità familiari." Nell'Ita– lia del 1931, uno poteva essere esigente con se stesso, non aveva il diritto di pretendere l'eroismo dagli altri. Ma altro era non condannare chi giurava, altro era consigliare gl'incerti a giurare. Se Mussolini fosse stato informato che non quattordici su mille e duecento, ma almeno cento insegnanti ordi– nari nelle università avrebbero rifiutato il giuramento, avrebbe affrontato un cosf grande scandalo? E ad ogni modo non sarebbe stato un grande onore per la scienza italiana, se non quattordici, ma cento uomini di carattere essa avesse potuto annoverare in quel triste periodo di servilità universale? Croce non avrebbe mai dovuto dare un consiglio di quel genere. Doveva dire: '' Se giurate, non sarà giusto biasimarvi; ma se non giurate, onorerete la vostra professione, voi stessi e il vostro paese." Egli riservò per sé l'onore di rima– nere fedele a se stesso, ma consigliò agli altri la resa a discrezione. C'era in qualche angolo della sua filosofia una porticina segreta attraverso cui gl'inte– ressi particolari potessero al momento opportuno sgattaiolare. Quella porti– cina segreta in questi ultimi due anni si è spalancata e non è piu segreta ... Questo non è luogo per le elucubrazioni filosofiche, né io mi ci sento tagliato. Ma anche chi non sia di professione filosofo - e forse specialmente perché non è tale - non può non riconoscere gli effetti deleteri che la filo-– sofìa di Croce ha prodotto nell'azione politica di parecchi, di troppi italiani. In quella filosofia il bianco diventa mezzo nero e il nero mezzo bianco, la verità è mezzo errore e l'errore è mezza verità, il bene è mezzo male e il male è mezzo bene, non c'è galantuomo che non sia e non abbia il diritto 363 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=