Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari in questi ultimi tempi è diventato il nume indigete del liberalismo italiano, e i liberali, cioè conservatori, italiani, lo portano in giro in Italia e all'estero come se fosse il santissimo sacramento. Se non ci fosse Croce a formulare la dottrina liberale, nessuno potrebbe dire che cosa è oggi in Italia un liberale. Croce fu collaboratore di Alberto Bergamini nel Giornale d'Italia nel decennio che precedette la prima guerra mondiale. Nelle elezioni ammini– strative di Napoli, nel 1914, fu l'antesignano del cosf detto "blocco dell'or– dine" contro il "blocco delle sinistre." Durante la guerra mondiale, cessò di collaborare col Giornale d'Italia perché questo fu interventista con Salan– dra e Sonnino, mentre Croce fu neutralista come Giolitti, l'Osservatore Ro– mano e i socialisti dell'Avant1:!. Ma finita la guerra, Croce ritornò a coope– rare col "caro Bergamini," anzi dette anche una capatina nella rivista nazionalista Politica, diretta da Francesco Coppola. Mentre le "spedizioni punitive" fasciste facevano in Italia tremila vit– time e distruggevano le istituzioni costruite dalle classi lavoratrici italiane in mezzo secolo di sacrifici eroici, Croce "guardava al fascismo con simpa– tie cosf pronunciate che parlargliene in senso negativo significava farlo an– dare in bestia. " 5 Anche lui fu deluso quando la Marcia su Roma portò al potere Musso– lini e non Salandra. Ma concedé a Mussolini una benevola aspettativa. Dopo l'assassinio di Matteotti, Mussolini per calmare la tempesta, che minacciava di travolgerlo, dové buttare a mare provvisoriamente una parte dei suoi complici. Gli occorreva che alcuni "liberali" si facessero avanti a puntel– larlo e impedirgli di precipitare. Croce consigliò il "liberale," cioè conser– vatore, Casati 6 ad entrare nel nuovo gabinetto, e nel Senato votò la fiducia a Mussolini, nella illusione che l'uomo avrebbe finalmente messo giudizio. Come tutti quei "liberali" che erano soprattutto conservatori, egli temeva "il salto nel buio." Sperò nel Re. Fu tradito dal Re. Assisté al trionfo di Mussolini. Solo allora, cioè solamente dopo il colpo di Stato del 3 gennaio 1925, passò all'op- • • pos1z1one. Gl'italiani non dovrebbero mai dimenticare la gratitudine che debbono a Croce per la sua resistenza al fascismo dal 1925 al 1943. Ogni altra voce in Italia era soffocata nelle carceri, sequestrata a domicilio coatto, costretta a stare in esilio. Lo stesso suo silenzio era una protesta. Resistenza e silenzio venivano dalla stratosfera, senza dubbio. Ma il loro effetto era potente. Molti giovani furono confortati dal suo insegnamento e dal suo esempio a credere nella libertà, per quanto ognuno intendesse la libertà a modo proprio e in forme che Croce non approvava. Ma quel che importava era che quella libertà non era il fascismo. Quel che importava era che Mussolini trovasse s E. CIONE, Benedetto Croce, Milano, 1944, p. 336. 6 Alessandro Casati {1881-1955), senatore nel 1923, legato a Croce da profonda am1c1z1a, fu ministro della Pubblica Istruzione nel gabinetto Mussolini dal 1° luglio 1924 al 5 gennaio 1925. [N.d.C.] 362 Bibloteca Gino Bianco

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