Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Che cosa è un "liberale" italz'ano nel 1946 degli antifascisti in Italia si accordi con lui nel non volere un governo che s'impadronisca di tutti· i mezzi di produzione e di scambio. Ma debbono gli italiani lasciare tutti i mezzi di produzione e di scambio nelle mani di quelle organizzazioni capitalistiche le quali fornirono il denaro alle bande fasciste durante gli anni della guerra civile e che per piu di vent'anni si sono ingrassate sotto la dittatura fascista col sangue del popolo italiano? Einaudi ignora questa domanda. Egli insegna che una delle piu serie lezioni date dal fascismo è la necessità di distruggere il governo accentrato, spezzare la vita politica e sociale in gruppi minori, preservare quanto piu è possibile della libertà in– dividuale e le basi economiche di questa libertà. Anche su questo punto egli parla come un libro stampato. Auguriamoci che la grande maggioranza degli italiani concordi con lui. Ma che cosa sono le grosse società capitalistiche investite di odiosi monopoli economici, se non le nemiche peggiori del governo decentrato e delle libertà economiche e politiche degli individui isolati? Quale altro mezzo c'è per difendere le libertà degli individui isolati o associati in piccoli gruppi locali contro le grosse imprese capitalistiche creatrici di monopoli, se non quello di sottrarre questi ultimi alla proprietà privata? Einaudi evita questo problema. Il problema oggi in Italia non è se si debbono socializzare tutti i mezzi di produzione e di scambio o nessuno. Il problema è quali grosse imprese capitalistiche debbono essere espropriate non solo per punirle di avere creato e sfruttato il movimento fascista, ma anche per metterle definitivamente fuori combattimento perché non creino e sfruttino un altro movimento fa– scista. Einaudi ignora questo problema. Egli condanna una eventuale dittatura comunista, ma non dice nulla contro le dittature dei Motta, dei Donegani, dei Pirelli, degli Agnelli, dei Volpi, cioè di coloro che furono ieri i complici e i profittatori della ditta– tura politica ed economica fascista. Oggi come ieri la sola dittatura che Einaudi rifiuta con intransigenza è la dittatura comunista. 4. Benedetto Croce e il fascismo Duole dovere associare al nome di Alberto Bergamini non solo il nome di Luigi Einaudi ma anche quello di Benedetto Croce. Quali che sieno le critiche a cui possa dar luogo l'azione politica, passata o presente, di Croce, il gigantesco lavoro intellettuale di quell'uomo deve rimanere sempre pre– sente allo spirito del critico e deve essere rispettato. Benedetto Croce non potrebbe essere classificato con certezza sotto nes– suna categoria politica. I filosofi vivono nelle nuvole delle idee astratte e quando scendono in questa valle di lagrime svolazzano liberamente da un punto all'altro, facendo perdere la tramontana a chi cerca di sapere dove mai si fermeranno. Questo possiamo solo dire di sicuro: che Croce incarna alla perfezione le evoluzioni del "liberalismo" italiano nel secolo XX, e c4e 361 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=