Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari il "liberalismo" dei "liberali'' non era affatto disturbato. I diritti personali e politici erano destinati ad essere privilegio dei benestanti e dei benpen– santi "liberali." Mentre davano una mano ai clericali, i "liberali," a cominciare dal 191O, dettero l'altra mano ai nazionalisti. Nelle redazioni dei giornali "liberali'' i nazionalisti erano a casa loro. Essi erano la punta di avanguardia dei "libe– rali.'' Nel 1913 Salandra affermò che il liberalismo in Italia significava patriottismo - beninteso che quel patriottismo italiano non era piu quello del Risorgimento, perché era diventato sinonimo di nazionalismo. Un mio vec– chio maestro, uomo di stupendo ingegno in filologia classica e "liberale" in politica con una coda lunga un miglio, Girolamo Vitelli,3 soleva dire che la differenza fra un liberale e un nazionalista era che il liberale picchiava sodo quando poteva senza far chiasso, mentre il nazionalista faceva chiasso anche quando non poteva picchiare. Alla vigilia della prima guerra mondiale la parola "liberale" aveva perduto tutte le connotazioni di un secolo prima. Anche sul terreno della politica economica, il "liberalismo" di quasi tutti i liberali del secolo XX non aveva piu nulla da vedere con quello di un secolo prima. Il liberalismo di Cavour era stato "liberista." I "liberali" del secolo XX erano quasi tutti protezionisti, salvo a diventare "liberisti" intransigenti non appena il go– verno interveniva nella vita economica, minacciando le posizioni delle classi danarose. Perciò nel 1911 combatterono accanitamente il monopolio delle assicurazioni. Su un solo punto avevano fatto un passo avanti: avendo per– duto ogni speranza di soffocare il movimento politico ed economico delle classi lavoratrici, lo accettavano con rassegnazione come una malattia diven– tata oramai inguaribile, mentre negli ultimi trent'anni del secolo XIX ave– vano cercato di soffocarlo. Sorse cosi una strana contraddizione fra il "liberalismo" dei paesi che parlano inglese e il "liberalismo" dell'Italia e, in generale, dell'Europa con– tinentale. In Italia, in Francia, in Germania, il "liberalismo" era diventato francamente conservatore. In Inghilterra continuò a chiamarsi ''liberale" solamente chi militava in quel partito che si opponeva al partito conservatore. Questo partito "liberale" inglese ebbe sempre un'ala sinistra o "radicale," mentre vi fu sempre una trasmigrazione di elementi dall'ala destra liberale verso il partito conservatore. Ma chi trasmigrava cosf, cessava onestamente dal chiamarsi "liberale" e si diceva senz'altro conservatore, oppure assu– meva qualche denominazione transitoria finché non sparisse anche questa. Invece i "liberali radicali" si andarono sempre piu allontanando dalle idee liberiste del secolo XIX fino a diventare del tutto indistinguibili dall'ala destra del partito laburista. Negli Stati Uniti d'America la parola "liberale" ha assunto un signi– ficato molto meno definito e piu nebbioso che in Inghilterra. In America 3 Girolamo Vitelli insegnava letteratura greca nel R. Istituto cli studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze, negli anni in cui vi era studente Salvemini. Cfr. G. SALVEMINI, Una pagina di storia· antica, in "Il Ponte," febbraio 1950, p. 123. [N.d.C.] 356 Bibloteca Gino Bianco

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