Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Che cosa è un "liberale" italiano nel 1946 cattolico non aveva nulla da vedere col liberalismo protestante. I cattolici– liberali italiani né discutevano se la Bibbia fosse un libro rivelato o un documento storico, né mettevano in dubbio i dogmi della Chiesa. Mentre il Vaticano non credeva alla solidità del regime nazionale italiano e aspet– tava che si sfasciasse per gli assalti dei partiti rivoluzionari, i cattolici– liberali erano persuasi che la Chiesa avrebbe avuto nulla da guadagnare e tutto da perdere da una rivoluzione; perciò avrebbero voluto che cattolici e liberali, cioè conservatori, facessero massa compatta contro il pericolo rivoluzionario. Essi erano conservatori quanto i liberali e anche piu. Per evitare equivoci sarebbe bene chiamarli "cattolici nazionali" piuttosto che "cattolici liberali." Quanto ai democratici-repubblicani, divisisi dai liberali dopo il 1830, essi nella seconda metà del secolo andarono soggetti a nuove divisioni. Quel– la parte che rimase repubblicana, si divise fra mazziniani, anarchici baku– ninisti e socialisti marxisti. Un'altra parte accettò le istituzioni monarchico– costituzionali, ma affermava i diritti del parlamento su quelli della corona, si professava "piu avanzata" dei liberali, invocava riforme sociali, tributarie, scolastiche, amministrative che non riescf mai a definire, e si attribuf la denominazione di "democratica," o "progressista." Essa ebbe una punta piu accentuata che si chiamava "radicale" e che si teneva in rapporti di buona vicinanza coi repubblicani. Mentre i liberali sarebbero stati felici se una alleanza clerico-moderata fosse diventata possibile, i democratici e piu ancora i radicali, i repubblicani, i socialisti e gli anarchici, erano anticlericali per principio, e non sarebbero venuti a nessun compromesso coi clericali neanche se avessero dovuto cam– par dalla morte. 2. I "liberali" del secolo XX Nel primo decennio di questo secolo, i clericali abbandonarono la tat– tica della lotta intransigente contro la unità nazionale e si associarono ai conservatori nella resistenza al movimento socialista. Perciò la parola "libe– rale" passò a significare un conservatore che non era piu anticlericale, ma che accettava contro i socialisti l'appoggio dei clericali. In pagamento per la loro adesione alla coalizione dei "difensori dell'ordine" e per i loro servigi elettorali, i clericali ottenevano dai "liberali" la difesa della "libertà reli– giosa" cioè molti piccoli favori giornalieri. Ma i clericali dovevano conten– tarsi di un posto subordinato nella coalizione. Quando pretendevano di farla da padroni, i "liberali" mostravano i denti, rivendicavano la indipendenza dello "Stato laico" e minacciavano di tornare all'anticlericalismo. Il "liberalismo" dei liberali italiani nella prima decade di questo secolo consisteva nel difendere la libertà dei clericali contro gli attacchi, spesso illiberali davvero, degli anticlericali. Ma quando la polizia faceva man bassa sui diritti personali e politici dei non clericali, per esempio degli anarchici, 355 Bibloteca Gino Bianco

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