Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Scritti vari cettò in Francia la monarchia di Luigi Filippo, e avrebbe desiderato in tutta l'Europa monarchie costituzionali e conservatrici dello stesso tipo. Nello stesso tempo il liberale continuava a distinguersi sempre dai reazionari. E siccome i clericali continuavano a funzionare da punta di avanguardia per i reazionari, "liberale" continuò a significare "anticlericale." In conseguenza, liberale significò "chi si opponeva non solo ai movi– menti democratici e repubblicani, ma anche ai movimenti reazionari e clericali." I liberali si chiamavano in Francia anche "juste milieu" e in Italia "moderati. 11 Cavour fu il rappresentante piu geniale di questo movi– mento politico. 2 Vi fu, per altro, fra i "juste milieux" francesi e i "moderati" italiani, fra il 1830 e il 1848, questa differenza essenziale, che mentre i primi erano al governo in Francia, i secondi erano sempre fuori di tutti i governi ita– liani, cos{come i "juste milieux" francesi erano stati dal 1814 al 1830. Dopo - il 1848 i moderati andarono al governo nel Piemonte, e poi in tutta Italia dal 1859 al 1870. Ma anche in questo periodo continuò ad esistere una gran differenza fra i "liberali di destra" dei due paesi. In Francia essi si associa– rono coi clericali nel sostenere l'Impero di Napoleone III. In Italia, paese assai piu arretrato della Francia in fatto di legisl~zione ecclesiastica e per giunta tormentato dal problema della unificazione nazionale e dalla conse– guente lotta col Papato, i moderati ebbero da compiere un'opera anticleri– cale assai seria prima in Piemonte e poi in tutta Italia. I moderati come Cavour e i suoi predecessori, a paragone coi "juste milieux" francesi del periodo 1848-1870, fanno la figura di rivoluzionari da cento carati. Quando un "liberale" italiano del 1946 ricorda le glorie del suo partito, esso pensa particolarmente al periodo che va dal 1848 al 1870. Nell'Italia unificata i "liberali-moderati" furono "conservatori" delle istituzioni monarchico-costituzionali e della unità nazionale. Il loro ideale era una monarchia secondo il modello prussiano. In essa dovevano predo– minare le classi superiori coll'aiuto di un solido esercito e di una disciplinata burocrazia. Il parlamento eletto a suffragio ristretto doveva avere la semplice funzione di discutere, approvare o disapprovare le nuove leggi e i bilanci, ma il re in caso di necessità doveva conservare il diritto di approvare leggi e bilanci per decreto reale. Questa era la teoria di uomini come Salandra e Sonnino, i quali sostennero a spada tratta Crispi e Pelloux. I liberali rimanevano sempre anticlericali, dato che i clericali fino al principio del secolo XX servirono la politica anti-unitaria del Vaticano. Ma erano anticlericali per disperazione. Sarebbero stati felici se un compromesso fra il governo nazionale e il Vaticano avesse reso possibile una alleanza clerico-moderata. Questa alleanza clerico-moderata era desiderata anche da una frazione dei cattolici che erano chiamati "cattolici liberali." Ma questo liberalisn:.:> 2 Si vedano su di lui le bellissime pagine di L. SALVATORELLI, Il pensiero politico italiano dal 1700 al 1870, Torino; Einaudi, 1941, pp. 295 sgg. 354 Bibloteca Gino Bianco

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