Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo fìci," i socialisti di Stato, i socialisti cristiani, i protezionisti, e i nazionalisti che nel diciannovesimo secolo attaccarono il laissez-fa1:re, sarebbero stati assai sorpresi nell'apprendere che nel ventesimo secolo sarebbe nato un Mussolini a pretendere di avere per la prima volta scoperto un modo per uccidere la dottrina del laissez-faire. Quanto alla pratica del laissez-fa1:re, nessun governo si è mai limitato a fare da poliziotto all'iniziativa privata, come raccomandava la scuola del laissez-fai·re. La libertà di commercio, che è l'applicazione del lai·ssez-faire ai rapporti commerciali internazionali, nel diciannovesimo secolo era l'ecce– zione e non la regola. Il governo inglese, pur praticando nel diciannovesimo secolo la libertà di commercio, dette al tempo stesso i primi esempi di legi-– slazione sociale, cioè intervenne nella vita economica per proteggere i lavo– ratori contro gli abusi della iniziativa privata. Durante la guerra mondiale la vita economica di tutti i paesi fu posta sotto il controllo dei governi, ~ sebbene l'" homo corporati·vus" dei "pensatori" fascisti non fosse ancora nato. In Italia sotto il regime prefascista, il governo interveniva tanto spesso nella vita economica del paese che, quando pioveva, la gente si compiaceva di darne la colpa al "governo ladro." Il governo costruf le ferrovie non come una forma di investimento remunerativo, ma come uno strumento di unifi.-– cazione politica. La bonifica degli acquitrini a spese del governo in Italia era già vecchia di un secolo quando Mussolini la scopr{ nel 1928. La istruzione in tutti i suoi gradi o era direttamente impartita dal governo o era sotto il suo controllo. A partire dal 1878, la politica doganale italiana divenne sem– pre piu protezionista. Le società di navigazione ottennero sempre dal governo aiuti di ogni genere, per la costruzione, per l'armamento, e per la naviga– zione delle loro flotte. Gli interventi si moltiplicarono durante la guerra mondiale. Diminuirono nel periodo tra la fine della guerra e il 1926, cioè negli ultimi quattro anni del regime prefascista e i primi due del regime fascista. Cominciarono di nuovo a moltiplicarsi durante la crisi provocata dalla rivalutazione della lira; e al tempo della depressione mondiale hanno assunto proporzioni tali da ricordare il capitalismo di Stato degli anni di guerra. La politica di intervento nella vita economica non rappresenta una caratteristica né dei governi liberi, né dei governi dispotici, né oligarchici, né democratici. Tutti i governi in ogni tempo sono intervenuti, piu o meno radicalmente, nella vita economica dei loro paesi, se non altro costruendo strade, imponendo tasse, e emettendo moneta. Capitalisti o proletari, gli uo– mini in un senso assoluto non sono favorevoli né al laissez-fai·re né all'inter– vento dello Stato. Essi invocano tale intervento quando sperano di trarne profitto, e lo respingono quando non se ne aspettano nessun vantaggio o temono dalla sua azione un sicuro danno. Saggiamente De Stefani osservava che il prezzo dei beni è sempre e ovunque il risultato di due fattori: l'ini– ziativa privata del produttore e le condizioni che la politica del governo ha creato per la produzione. L'iniziativa privata decide sempre dopo aver preso in considerazione la legislazione già esistente. Una iniziativa privata indipen- 338 Bibloteca Gino Bianco

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