Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sorel e Mussolini politicamente come gli operai industriali che vivono nelle città. È a questi ultimi che il governo riserva le sue maggiori misure "protettive." La differenza tra le dittature dei tempi passati e le dittature di oggi è stata descritta da Rosenstock-Franck nei seguenti termini: Le dittature di una volta, di cui è un esempio tipico quella del regime napoleonico, dovevano combattere soltanto contro la libertà in tutte le sue forme: libertà di stampa, libertà di associazione, libertà di riunione. Le autorità sapevano con precisione dove doveva applicarsi la sorveglianza della polizia: alla redazione di un certo giornale, nelle vicinanze di una certa sala musicale trasformata in un club, nei pressi dell'abitazione di un certo cittadino che era sospettato e tenuto d'occhio. Lo sviluppo economico non aveva ancora dato origine al temporaneo assembramento di quegli enormi gruppi di esseri uma– ni che sono ammassati insieme nelle piu importanti fabbriche. Le conseguenze sociali del progresso industriale imposero alle dittature nuove esigenze e nuove tattiche. A che serve combattere contro il diritto di riunione, imbavagliare la stampa, proibire le manife– stazioni per le strade, se si tollera lo sviluppo di centri rivoluzionari all'interno delle fabbriche? A che serve impedire ai lavoratori di partecipare a ogni tipo di attività politica fuori degli stabilimenti, se poi ci si deve rassegnare a una recrudescenza di questa attività all'interno degli stabilimenti stessi, nelle numerose occasioni in cui gli operai si ritrovano insieme, indipendentemente dal lavoro, all'entrata e all'uscita della fabbrica? Ei:a assolu– tamente necessario che il nuovo governo adottasse un atteggiamento di rigida sorveglianza nei confronti dei gruppi operai. 10 Quale nesso può scorgere un uomo di buon senso tra il sindacalismo di Sorel e la mastodontica macchina burocratica con la quale il Partito fascista tiene sotto controllo i lavoratori italiani? Ciò che la dottrina fascista ha in comune con Sorel non è il sindaca– lismo, ma l'avversione per le istituzioni parlamentari, il favore per l'azione diretta violenta come mezzo di azione politica, e il metodo di eccitare le emozioni della folla mediante miti allo scopo di sfruttare tali emozioni per fini tutt'altro che mitici. Ma queste dottrine non furono inventate da Sorel ed esse non hanno alcun rapporto essenziale con la vera dottrina sindaca– lista. L'ostilità verso le istituzioni parlamentari si ritrova in moltissimi scrit– tori del secolo diciannovesimo: cattolici, reazionari protestanti, anarchici, ecc. E da che mondo è mondo c'è sempre stata una infinità di politicanti che hanno ingannato le folle coi miti e che hanno fatto ricorso alla violenza quando hanno ritenuto di poterlo fare impunemente. Sorel mise insieme la dottrina dei miti e della violenza con quella del sindacalismo antiparlamen– tare, cos1 come si servi di frammenti delle filosofie di Bergson, J ames ed altri, senza che questi avessero nulla a che fare con l'autentico sindacalismo. L'animosità antiparlamentare e l'uso quotidiano del mito e della violenza, staccati dalle dottrine sindacaliste, sono stati adoperati da Mussolini come un mezzo per porre sotto il controllo del Partito fascista e al servizio dei datori di lavoro proprio quei sindacati che, secondo Sorel, dovevano indi– pendentemente da tutti i partiti distruggere la società capitalistica. Luigi Razza, presidente della Federazione nazionale salariati e brac- 10 RosENSTOCK-FRANCK, L'économie corporative cit., pp. 50-51. 335 Bibloteca Gino Bianco

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