Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Capitolo ventisettesimo La pace sociale fascista La macchina fascista è quieta, silenziosa, e obbediente. Scriveva nel 1929 A. P. Dennis, ex addetto commerciale americano a Roma: "Gli scio– peranti sono subito messi in prigione. Il problema delle lotte del lavoro in ltalz·a non esiste piu. " 1 Isaac F. Marcosson scriveva nel Saturday Evening Post, 15 marzo 1930: "L'Italia è diventata il regno della pace industriale. Tra il 1926 e gli ultimi mesi dello scorso anno non c'è stata una sola scara– muccia sul fronte del lavoro." Un anno dopo, alla fine del 1932, Einzig trovò che in Italia regnava lo stesso idillio sociale: "In nessun altro paese è stato facile come in Italia ottenere il consenso dei prestatori d'opera alle riduzioni salariali. " 2 Il deputato e industriale Scotti, il 7 marzo 1933, espres– se alla Camera la sua soddisfazione perché "il sistema corporativo ha fun– zionato come un grande ed efficace organo regolatore della discesa dei sa- I • 113 ari. Questa, secondo Mussolini, è la differenza fondamentale tra il sistema economico fascista e il New Deal di Roosevelt e rappresenta la superiorità essenziale del sistema italiano sul sistema americano: Perché si sciopera in America? Non è necessario scioperare. Qui in Italia si è posto termine a scioperi e a serrate; da noi non si peirde tempo in litigi. Io credo che in sostanza il New Deal sia una cosa buona. Se non funziona è perché sono sbagliati i metodi di applicazione. L'America deve operare per una piu stretta collaborazione tra capitale e lavoro. 4 Il 15 aprile 1934, quando furono ridotti gli stipendi dei dipendenti t DENNis, How il Duce Works His Plan, cit., p. 48. 2 EINZIG, The Economie Foundations of Fascism, cit., p. 31. 3 A. P., Camera, Legislatura XXVIII, Discussioni, vol. VII, p. 7993. Nel giugno 1933, alla Conferenza internazionale del lavoro a Ginevra, uno dei grossi gerarchi fascisti che avrebbero dovuto rappresentarvi i lavoratori, dichiarò quanto segue: "Il nostro regime corporativo [ ... ] dimostra come solo attraverso una effettiva cooperazione si possa non solo difendere ma elevare il livello di vita delle classi operaie. Se noi abbiamo potuto e possiamo affrontare piu agevolmente che altrove la nostra crisi; se il tono di vita conseguito dai nostri lavoratori dopo la guerra è mantenuto; se il nostro paese tutto si trasforma, nella sua fisionomia stessa, con grandiosi lavori di bonifica, di sistemazione edile, di trasformazione tecnica, questo è dovuto al nostro metodo corporativo, alla efficacia della nostra azione sindacale di collaborazione" ("Sindacato e Corpora– zione," luglio-agosto 1933, p. 228; "Corriere della Sera," 23 giugno 1933). 4 "New York Times,'' 16 settembre 1934. 324 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=