Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo possibilità di lavoro. Nella maggior parte dei comuni della provincia (...) difficilmente un bracciante può arrivare al guadagno di mille lire in un anno. Dal duro disagio si potranno salvare solo quelle famiglie bracciantili dove ci sono due o piu unità lavorative. Ma nella generalità delle famiglie che sono costituite da giovani coppie con teneri figlioli, chi lavora e guadagna è uno solo e in pochi casi soltanto la moglie può portare un valido aiuto economico- al marito. La massa dei braccianti della provincia versa in condizioni di indigenza piu che evidenti, soprattutto nelle zone di alta collina e di montagna. Secondo il Corriere Padano, 19 e 20 novembre 1934, nella provincia di Ferrara una famiglia di braccianti composta di cinque o sei persone, doveva provvedere a tutte le sue necessità nel corso di un anno con somme varianti da lire 1.925 a lire 3.300: "La situazione, a dir poco, può defìnìrsi tragica. " 9 Un esperto di agricoltura, il professor Bizzozero, nel giugno 1931 con– sigliava i contadini italiani a fare ritorno alla polenta come alimento base: La crisi agraria si supererà cercando di produrre di piu a buon mercato (..) ma nello stesso tempo vivendo, per alcuni anni almeno, molto parsimoniosamente, ossia spen– dendo meno che sia possibile tanto nel mangiare che nel vestire. La polenta deve tornare in onore, come una volta. (...) Se al granoturco si consocieranno i fagiuoli, si avranno in casa i due dei principali alimenti che saranno completati dalle patate e dagli ortaggi. Pane poco e carne pochissima. Io non vedo altra strada per uscire dal difficile momento attuale. 10 La polenta, quando non sia accompagnata con altro cibo, produce la pellagra. Il professor Caletti, esperto di economia agricola e fascista al 100 per cento, nel 1922 scriveva: Il Mezzogiorno, che non consuma quasi affatto granturco, resta immune. Pellagra e consumo del granturco vanno di pari passo nel territorio e nel tempo. H Senza dubbio deve essere stato per impedire che i contadini italiani ingrassassero troppo mangiando polenta che, il 21 agosto 1931, lo Stato cor– porativo aumentò il dazio doganale sul granturco da 4,50 a 30 lire al quin– tale. E, perché non mettessero troppo sale nella polenta, il prezzo del sale, che in Italia è monopolio di Stato, fu aumentato, il 24 settembre 1928, da 100 a 250 lire al quintale. Un professore italiano fascista scriveva: Fra gli animali solo gli erbivori, al contrario dei carnivori, sentono il bisogno di mangiar sale. (...) Il sale per i ricchi (carnivori) è un lusso, mentre per i proletari (erbi– vori) è una necessità. 12 9 Cit. trad. 10 Articolo apparso nella rivista "L'Avvenire Agricolo," e riportato nel quotidiano "Cor– riere Padano," 14 giugno 1931, dal quale lo citiamo. Anche nel consiglio dato ai contadini ita– liani dal professor Bizzozero, Villari trovava motivo per dimostrare che grazie a Mussolini l'Italia godeva di prosperità: Villari deve avere avuto l'acquolina in bocca al pensiero del– la polenta, che descriveva come "alimento completo" e "tanto nutriente quanto estremamen– te appetitosa quando sia variata, come lo è adesso, con altro genere di cibo" ("Economist," 24 ottobre 1931). 11 F. CoLETTI, La popolazione rurale in Italia e i suoi caratteri demografici, psicologici e sociali, Piacenza, Federazione Italiana dei Consorzi Agrari, 1925, p. 170. 12 F. FLORA, Manuale della scienza delle finanze, V ediz., Livorno, Giusti, 1917, p. 550, n. 2. 320 Bibloteca Gino Bianco

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