Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

La prosperità del popolo italiano In un discorso, il 17 gennaio 1926, Rossoni disse: In un recente viaggio [in Sicilia] ho potuto constatare come a trecento metri sotto terra i minatori tutti nudi in mezzo a deboli fiammelle lavorano come bruti e per sfa– marsi mangiano un po' di pane grigio e qualche oliva. 6 E Mussolini, nella seduta del Senato del 22 giugno 1929, osservò di sfuggita che "vi sono comuni in Sardegna e nell'Italia meridionale dove la gente per dei mesi si nutre di erbe. " 1 Quali conseguenze ebbe su questa povera gente la depressione iniziatasi col 1929? Nella rivista settimanale Cantiere, 29 settembre 1934, si legge: Nelle avventurose vicende dell'industria zolfifera, chi piu ha sofferto, naturalmente, è stato sempre il povero zolfataro, che è caduto - specie in questi ultimi anni - di mi– seria in miseria. Basti pensare che mentre nel 1923 le varie categorie di zolfatari veni– vano a guadagnare circa 16 lire al giorno, nel 1929, cioè col primo contratto di lavoro, venivano a guadagnare circa 12 lire; ed oggi i salari sono ancora scesi, dato che detto contratto non è mai stato rispettato completamente. Non solo: i 13.000 zolfatari di una volta sono ridotti a 7.000 e mentre prima il lavoro era continuo, ora non lo è piu. Nel 1928 un esperto di economia, il professor Ferdinando Milone, par– lando dei contadini nella provincia di Padova scriveva: Da qualche ufficiale sanitario fra i piu distinti, come da qualche podestà coraggio– samente si riconosce che da due anni a questa parte, e cioè dalla fine del 1926, è comin– ciato un sensibile regresso nell'alimentazione dei contadini. (...) Basta un'annata di siccità ed un ribasso nei prezzi del grano di una campagna per annullare una miglioria nella vita di tanta povera gente, che era riescita a conseguire in dieci anni, e dopo i mutamenti economici dovuti alla guerra, un'alimentazione che non da tutti i medici locali vien detta suffici,ente. Nel 1929 Milone aggiungeva: "Purtroppo le condizioni sono oggi an– cora peggiorate. " 8 Il Lavoro Fascista, 23 ottobre 1934, affermava che in un comune della provincia di Forlf, dal 1° gennaio al 31 agosto 1934, il bracciante medio aveva potuto trovar lavoro soltanto per 65 giorni guadagnando 937 lire; i lavori pubblici - i famosi lavori pubblici tanto strombazzati dai giornali - avevano preso solo 17 giorni di questi 65. Dal 1° settembre al 31 dicem– bre, erano previsti 30 giorni di lavoro per un guadagno complessivo di lire 360. Cosf, lavorando 95 giorni su 365, nel 1934 il bracciante avrebbe guada– gnato lire 1.297, ovvero lire 3,55 al giorno. Può un operaio che abbia una famiglia a carico vivere con questo salario? E, si badi, il calcolo è stato fatto per un bracciante di un comune che present~ la maggiore settimanale antifascista di Parigi "Libertà," 2 novembre 1933. L'elenco ufficiale dei poveri della città di Genova nel 1932 conteneva 41.803 nominativi ("Lavoro, 11 5 aprile 1932); in un anno, quindi, il numero era aumentato di 4.000 unità. 6 "La Stampa," 18 gennaio 1926. 1 A. P., Senato, Legislatura XXVIII, Discussioni, vol. I, p. 1158. s F. Mn.oNE, La provincia di Padova. Studio di geografia economica, Padova, Casa Edi- trice A. Milani, 1929, p. 312. 319 Bibloteca Gino Bianco

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