Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo migliori di quelle del resto d'Italia e perciò i11nalzavano di un punto la media generale. 22 Alla vigilia della "marcia su Roma" l'analfabetismo era praticamente scomparso tra le giovani generazioni dell'Italia settentrionale, ed era stato notevolmente ridotto tra i giovani del Mezzogiorno. Tra i gio– vani che nel 1927 avevano vent'anni, e quindi erano andati a scuola prima della guerra, 1'87 per cento sapeva leggere e scrivere. 23 Nella primavera del 1929, il deputato De Francisci, che nel 1932 di– ventò ministro della Giustizia, pubblicò una tavola ove si mostrava che il numero di analfabeti era sceso dal 27 per cento della popolazione nel 1921 al 21 per cento nel 1927. 24 È un po' difficile prestare credito a quest'ultimo dato, perché in Italia il censimento dell'analfabetismo si effettua ogni dieci anni, insieme al censimento generale della popolazione, e nel 1927 tale cen– simento non ebbe luogo. Ma le cifre riportate da questo futuro ministro della Giustizia continuano a circolare nei giornali, 25 e hanno raggiunto per- ~ fino i libri di testo per le scuole.. 26 Il censimento fu fatto nell'aprile 1931. Nei censimenti precedenti coloro che fossero in grado di leggere qualsiasi tipo di stampa, per esempio un giornale, erano considerati alfabeti. Di conseguenza, molti ragazzi che ave– vano compiuto i sei anni di età e andavano a ~cuoia, erano considerati ancora analfabeti. Nel 1931 l'Istituto centrale di statistica cambiò sistema, e decise che tutti i bambini a partire dall'età di sei anni che avevano comin– ciato a sporcarsi le mani d'inchiostro e a maltrattare il loro sillabario in una scuola elementare, dovevano considerarsi come capaci di leggere e scrivere. 27 Tutti sanno in Italia che molti bambini vengono iscritti a scuola, ma poi l'abbandonano nel corso dell'anno e subito si dimenticano di quel poco che avevano imparato. 28 Per l'Istituto centrale di statistica la nuova norma ha il merito di gonfiare i dati sulle persone capaci di leggere e scrivere, di mo– do che il regime fascista possa vantarsi di avere combattuto l'analfabetismo con maggiore efficienza di quanto non avesse fatto il regime prefascista. 22 "Annuario Statistico Italiano," 1922-25, p. 71. 23 Ibidem, 1931, p. 79. 24 A. P., Camera, Legislatura XXVIII, Disegni di legge e relazioni, vol. I, doc. n. 14-A e 14 bis-A, p. 18. ·25 Il "Giornale d'Italia" le riportò prima nel numero del 30 maggio 1929, e poi ancora nel numero del 4 luglio. H. R. MAR.RARO, The New Bducation in Italy, in "Current History, 11 febbraio 1933, p. 572, non si limitò a riprodurre le statistiche che circolavano in Italia, ma di sua iniziativa ne mise in circolazione altre ancor piu stupende: "Mentre tra il 1871 e il 1923 il regno ridusse l'analfabetismo dal 69 per cento della popolazione al 27 per cento, nel 1923 c'e– rano 10.800.000 persone oltre i sei anni di età incapaci di leggere o scrivere. Precise indagini .fatte nel 1927 mostrarono che la percentuale era stata ridotta a circa il 21 per cento. Ciò signi– fica che nei primi quattro anni del regime fascista si è insegnato a leggere e a scrivere a un totale di 2.400.000 italiani. 2 6 S. CRINò, Imago mundi. Nuovo corso di geografia per il ginnasio, vol. II, L'Italia, Fi– renze, Le Monnier, 1928, p. 43: "Secondo il censimento del 1871, allora su 100 persone 69 non sapevano leggere [ ... ]. L'ultimo censimento (1921) segnala ancora il 27% di analfabeti. Ma gra– zie all'oculata provvidenza del governo nazionale, tale percentuale è diminuita in questi ultimi anni.,, In., Imago mundi. Nuovo corso di geografiaper le scuole medie, Firenze, Le Monnier, 1930, p. 193: "La percentuale di analfabeti, che nel 1921 era del 40 per cento [!], nel 1928 era scesa al 25 per cento, e continua sempre a scendere" (cit. trad.). L'autore, che è professore di geografia all'Università di Messina, dà queste cifre senza rendersi conto della loro contraddit– torietà. 294 n Il fatto fu reso noto dal Professor Coletti, in "Corriere della Sera," 10 febbraio 1933. 28 LOMBARDO-RADICE, op. cit., p. 64; ZANO'lTI-BIANco, La Basilicata, cit., p. 259. Bibloteca Gino Bianco

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