Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Donne e fanciulli nelle fabbriche e la "battaglia" contro l'analfabetz·smo · . le assicurarono che "nessuna discriminazione viene fatta nelle scuole tra i bambini iscritti ai Balilla e i bambini non iscritti." Purtroppo esiste in Italia una rivista, Problemi del Lavoro, scritta da ex-socialisti, ora convertiti al fascismo, ai quali è concesso ogni tanto di pubblicare qualche lieve critica di modo che si possa dire che in Italia c'è la libertà di stampa. Nel numero di dicembre 1930, un collaboratore della rivista scrisse quanto segue: All'apertura delle scuole sono state riprese le sollecitazioni presso i genitori, perché iscrivano gli scolari loro figli nell'Opera assistenziale nazionale Balilla. E col passaggio del patronato scolastico all'Opera Balilla, una decisione non favorevole dei genitori può pregiu– dicare l'aggiudicazione di quei soccorsi agli scolari poveri pei quali il patronato scolastico è stato costituito e funziona. Tanto varrebbe allora inquadrare obbligatoriamente nell'Opera Balilla tutta quanta la popolazione scolastica, se una reale libertà di decisione non deve piu esserci per i genitori, sotto pena di vedersi giudicati come antinazionali e di veder privati i propri figli dei legittimi e dignitosi soccorsi. 18 La legge fascista 26 giugno 1923 rendeva obbligatoria la frequenza scolastica sino all'età di 14 anni, elevando in tal modo implicitamente dai 12 ai 14 anni l'età minima per essere ammessi al lavoro; ma la legge rimase lettera morta. Nel 1932 furono rilasciati 9.933 certificati di ammissione al lavoro nell'industria italiana a ragazzi di 10 anni e 13.895 certificati a ra– gazze di dodici; 9.823 e 9.946 rispettivamente a ragazzi e ragazze di tredici anni; e 9.581 e 711 rispettivamente a ragazzi e ragazze di 14 anni. 19 Secondo la legge del 1923 tutti questi giovani avrebbero dovuto andare a scuola. Nella primavera del 1933 si parlò di aumentare il minimo di età per l'am– missione al lavoro a 14 anni per le occupazioni ordinarie e a 15 per il lavoro nelle miniere. Si sperava in tal modo di ridurre la disoccupazione tra i lavoratori maschi adulti (La.voro, 1° aprile 1933). Ma la nuova legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli promulgata dai fascisti nel gennaio 1934, consent{ che il minimo di età restasse invariato ai 12 anni. 20 Miss Currey, tuttavia, è certa che in Italia il lavoro infantile non esiste, e scrive: "In Italia l'età è fissata a 15 anni per legge. Questi sono dati· di fatto, non opinioni. " 21 Uno degli indici del progresso economico e sociale che si ebbe in Italia durante il cinquantennio prima dell'avvento del fascismo, fu senza dubbio la diminuzione dell'analfabetismo. Nel 1872, dopo la crisi che scacciò dal– l'Italia i governi dispotici, appena il 31 per cento della popolazione sapeva leggere e scrivere. Il numero di persone che sapevano leggere e scrivere sai{ al 38 per cento nel 1882; al 52 per cento nel 1901; al 62 per cento nel 1911; al 73 per cento nel 1921. Quest'ultimo dato si riduce al 72 per cento qua– lora si eliminino dal calcolo i territori già soggetti all'Austria e annessi all'Italia in seguito alla guerra mondiale; queste regioni erano in condizioni ts "I Problemi del Lavoro," 1° dicembre 1930, p. 16. 19 "Sindacato e Corporazione," febbraio 1934, p. 394. 2'> "Bollettino del Lavoro e della Previdenza Sociale," novembre 1931, pp. 650 sgg.; "Sin- dacato e Corporazione," gennaio 1934, p. 123. 21 "International Affairs," settembre 1935, p. 748. 293 Bibloteca Gino Bianco

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