Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotlo la scure del fascismo impiegati specialmente nell'Italia settentrionale, come si è fatto per settan– t'anni, con tutte le attività centralizzate a Roma. Se si esaminano alcuni settori in merito ai quali si dispone di statistiche per il periodo prefascista, diventa possibile riportare alle loro vere propor– zioni i miracoli fatti da Mussolini. Una relazione ufficiale pubblicata dai giornali il 19 maggio 1933, affer– mava (e la cosa fu ripetuta dai propagandisti fascisti all'estero 9 ) che delle 1.621 colonie marine e montane per bambini gracili, linfatici, o minacciati da tubercolosi, ecc., esistenti in Italia nel 1932, una sessantina appena esi– stevano alla fine del 1925 prima che cominciasse a funzionare la nuova orga– nizzazione nazionale. Ma da una inchiesta sulla Lombardia compiuta nel 1929 dalla signora Garzanti-Ravasi 10 appare che nella sola Lombardia prima del 1926 c'erano 164 colonie, di cui 127 esistevano prima del 1923. Se le statistiche fasciste relative al periodo precedente al 1926 sono false, è naturale - che si debbano considerare con sospetto anche quando ci vorrebbero far credere che il numero delle colonie salf da 1.621 nel 1932 a circa 2.000 nel 1934, e che il numero di bambini accolti nelle colonie salf da 100.000 nel 1923 a 225.000 nel 1931 e a 506.635 nel 1934. 11 Ma un altro comunicato ufficiale, redatto dimenticandosi dei dati precedenti, annunciava il 5 luglio 1935 che nel corso di quell'estate si calcolava che 506.655 bambini avrebbero beneficiato dei luoghi di cura, contro i 405.142 che avevano ricevuto questa assistenza nel 1934. Se dobbiamo credere alla rivista Le Vie d'ltali·a (agosto 1935, p. 630), le 60 colonie rette dalle organizzazioni femminili fasciste nel 1925 erano salite nel 1935 a 3.000, delle quali 2.000 erano colonie elioterapiche, 5 ter– mali, 350 marine, 280 montane, 33 presso fiumi, e 3 sui laghi. Anche am– mettendo che questi dati siano corretti, ci dovremn10 chiedere quante di queste 2.940 colonie, che si sono aggiunte alle 60 colonie del 1925, erano state create prima del 1925 da altre organizzazioni di carità. Secondo la propaganda fascista, si deve alla organizzazione nazionale se il numero di donne cl1emuoiono di parto scese da 3.111 nel 1925 a 2.900 nel 1930, e se il numero di nati morti, che ammontavano a 48.117 nel 1925, scese a 35.000 nel 1933.u Ma l'esame delle statistiche relative agli anni prima del 1925 mostra che i casi di morte in conseguenza di gravidanza furono 2.982 nel 1921 e 2.810 nel 1922, che salirono a 3.632 nel 1924 e scesero di nuovo a 3.111 nel 1925, e che nei cinque anni successivi il miglioramento fu soltanto di 200 unità. Il numero dei nati morti scese da 56.768 nel 1923 a 48.078 nel 1925; cioè, in due anni si ebbe un miglioramento di 8.000 unità, mentre dopo il 1925 ci fu un miglioramento di 7.000 unità nel corso di otto anni. In questo campo, quindi, l'organizzazione nazionale non c'entra niente. 9 Relazione di D. M. Fraschini alla Scuola estiva Tomarkin di St. Moritz, Svizzera, in "Corriere della Sera," 17 agosto 1933. 10 S. GARZANTI-RAVASI, Inchiesta sulle condizioni dell'infanzia. La Lombardia, Firenze, Val– lecchi, 1931, vol. II, p. 141. 286 11 Enciclopedia Italiana, vol. XIV, p. 880; "Corriere della Sera," 27 settembre 1934. 12 "Corriere della Sera," 7 aprile 1933; "Resto del Carlino," 6 aprile 1933. Bibloteca Gino Bianco

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