Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Prefazione del curatore delle responsabilità del ceto dirigente liberale nei confronti: del fasci·smo non pare dubbio che Salvemini sottintendesse come ad esso, ancora una volta, aveva fatto largamente difetto proprio questo patrimonio di "vz·rtu." D·i tale dz"fetto andava perc·iò resa ragione rz·cercando, dietro il comporta– mento pratico dei· "zz·beral1:" italiani, quale fosse la sostanza ideologica del loro liberalz·smo. Negli scrz.tti che qui sz· rz·pubblz·cano la crz.ti ·cadi· Salvemz·ni al nostro "lz'beralismo" appare varz·amente artz·colata. Essa viene riassunta, con un giudz·z1:od'insieme, in uno scritto del 1946, Che cosa è un liberale italiano nel 1946, 45 che è un testo chz·ave per intendere molte successz·ve afferma– zioni. In esso Salvemz·ni rz·perc..orre nel tempo le varie metamorfosi del ter– mine "liberale" nella storz·a a'ltalz·a attraverso l'esame delle diverse posi– zioni politiche assunte via via da-,:nostri "liberali·," le quali facevano sz che il significato concreto del termine, cioè il suo contenuto politz·co effettivo, - dalle origini ad oggi fosse profondamente mutato; e Salvemz·ni sottolineava come nella tradz.zione politi.ca postunitarz·a la parola "li.berale" fosse di– ventata sinonz'mo di ''conservatore." Posta questa premessa di ordz·ne ge– nerale, Salveminz· procedeva ad un sommario esame del comportamen- to di· fronte al fascismo di alcune delle figure piu rqppresentative del nostro "liberalz·smo," soprattutto al fine di mettere in luce di quale effettiva tra– dz·z·ione polz.tz· cai lz.berali italiani·, alla fine della seconda guerra mondz"ale, potessero d-irsi· legittimi continuatori· e che cosa concretamente signz·ficasse in quella si·tuazz·one politica il loro programma. Se tale era il senso com– plessivo del suo discorso, ciò tuttavia non significa che Salveminz·, facendo di ogni erba un fascz·o, ritenesse tutto il "liberalismo" italiano ugualmen- te compromesso e ugualmente corresponsabile rispetto al fascismo. Al con– trario, gi·à in questo scritto del 1946 il giudi.zio sulle singole personalità "liberali" prese in esame si differenzia profondamente, i·l bersaglio princi– pale dell'art1:colo rimanendo quella forma di· "li'beralismo" che Salvemini identi'-fica ora in Benedetto Croce. Tale differenzz·azi·one sz· verrà ulterior– mente precisando e approfondendo negli anni seguenti soprattutto attraverso i nuovi 1:nterventi di Salvemi"ni sulla figura politica di Benedetto Croce e su quella dz· Luigi Albertini·. 46 Si tratta di due giudz"zz· fortemente con– trastanti: pz'eno di rispetto e di sostanziale sz·mpatia quello su Luigi Al– bertini, di cui anzi· si vuole dz'fendere la memoria contro accuse da Sal– vemini ritenute -,:ngiuste; assai severo, vz·ceversa, e persi·no acre, nella so– stanza e nella forma, quello su Benedetto Croce, che darà luogo a un se– gui·to di repliche. 41 Le ragioni· di tale di·versità saranno innanzitutto da intendere sulla base di alcuni dat1 :obietti.vi : Albertini era stato uno dei pro– tagonisti·, a partire dal 1917, della campagna contro la polz.tica estera naz1:o- 45 Cfr. pp. 353-86 in questo volume. 46 Cfr. Albertini 1914-15, I manutengoli del fascismo, La formazione della filosofia politica di Benedetto Croce, La politica di Benedetto Croce, pp. 397-421, 440-62 in questo volume. 47 La discussione, che si ripubblica in questo volume, provocherà anche il meditato saggio di N. BoBBIO, Benedetto Croce e il liberalismo, in In., Politica e cultura, Torino, Einaudi, 1955, pp. 211-68, e cfr. la nota a p. 238. XXIV Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=