Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Prefazione del curatore litti; e in esso, quindi, sembra potersi: cogliere sia, in generale, nella mi– sura z·n cui· i·z maggio 1915 mette i·n luce le tare della nostra classe di– r1:gente, il nesso profondo tra Italia li.berale e fascismo, sia ( e proprio• in ragi·one di· tale nesso) il senso della conti·nui·tà nella v1:tadi Salvemi·ni della sua battagli·a poli.ti.ca.Di· fatto già nei· suoi· lavori d'i·nsi·eme sulle ori·gz·ni·del fascismo Salvemi·ni aveva ripetutamente sottolineato le responsabi 'lt.tà della nostra classe dirz·gente nell'avvento di Mussoli·n,: al potere. La denuncia appassionata della connivenza degli· organi· dello Stato con le imprese .squadr1:stiche, i colpevoli errori· di governo dell'ultimo m1:nistero Gi·oli.tti, la congi·ura mili.tare, la passività della Corona, l'appoggi·o materi·ale e mora– le concesso ai· fascisti dai ceti· abbienti·: tutti· questi· fenomeni· erano stati impi·etosamente denunciati· nelle pagi'ne di Salvemi·ni, nelle quali perciò la .spiegazione ulti·ma della vz·ttori·afascista andava in gran parte ricercata pro– prio nelle file di quello Stato liberale di· cui· essa segnerà la fine. In veri.tà , per cogli.ere appz·eno 1:zsi·gn·ificato della cr1:t1:ca di Salvemini· alla nostra classe dirz'gente, e attraverso tale cri'tz·cai·l nesso tra Italia li.be ..– rale e fascismo, bisogna tenere ben presente la sua concezione della vita po– liti.ca i·n un regi·me democrati·co. Salvemini, come avverte ora espli·ci·tamente ed aveva già avuto occasione di osservare, accettando la lezi·one pareti·ana e moschi·ana, non crede che la democrazia sia "governo di· maggi·oranze"; egli riti·ene, al contrario, che anch'essa sia "governo di· mi·noranze organi"zzate" e che, appunto, l'insieme di queste mz·noranze costi.tui·sca la cosi'ddetta "classe politica. " 43 Nel contempo però Salvemini· è fermamente convi'nto ci·ò che dz.sti'ngue una democrazia consistere soprattutto in una questione. di metodo, ossia i·n un insz·eme di regole procedurali· le quali· da un lato do– vevano trovare pratz'ca applicazione, senza infing·imenti· e rz·serve, z·n quei· meccani·smi di governo di· cui· le libere elezi'oni erano una delle componenti essenziali; dall'altro esse postulavano una scelta morale, cioè l'accettazione e l'esercz·zi·o di· quelle "virtu," tra cui spiccano umiltà, tolleranza e una certa dose di· .i·ntelligente abnegazione, le quali' soltanto garanti·scono quel rispetto per gli altri, quella pazienza ( quali.tà i·ndi·spensabi'le nella vi'ta di una comunità ove v·iga la eff etti·va eguagli'anza giuri'dica) e quella cura degli interessi comuni, che sono condizi·onz· essenziali· di un regime demo– cratico. Scriverà ancora in quest·i anni: "Montesquieu dice che la demo– crazia non può sussi·stere senza 'virtu.' Traducendo il linguaggi·o z·ngenuo del secolo XVIII nel li'nguaggi·o smali.ziato del secolo XX, diremo che le z·stz·tuzioni· democrati.che non possono funzi·onare dove non emergono dalla massa della popolazione nuclei abbastanza vasti di· ci.ttadin·i, i quali aderi·scano agli ideali democratici, e ne accettino i doveri e i sacrz·fici ne-– cessar,: per fare funzionare il regz·me democratico. " 44 Nella sua denuncz·a 43 Albertini 1914-15, pp. 399-400 in questo volume; e cfr. in proposito le giuste osservazio– ni di N. BoBBIO, La non filosofia di Gaetano Salvemini, in Gaetano Salvemini nel centenario del– la nascita, Atti della tavola rotonda svoltasi a Roma il 15 novembre 1973, "Quaderni del Sal– vemini," n. 15, 1974, pp. 16-17. 44 Fu l'Italia prefascista una democrazia?, "Il Ponte," marzo 1952, p. 291 (dove si legge "e non accettino i doveri"; ma ritengo si tratti di un refuso e che quel "non" vada letto correttamente "ne"). XXIII Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=