Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Dalla giornata di otto ore alla setti.mana di quaranta ore Cosf il disegno di legge per la giornata di otto ore fu trasformato in legge contro la giornata di otto ore. L'inganno raggiunse il suo culmine il 6 dicembre 1923, quando un altro decreto elencò trentatre tipi di occu-– pazioni ai quali il limite delle otto ore giornaliere di lavoro non si ap-– plicava.3 In ogni modo, ben c'erano occupazioni soggette alla norma delle otto ore giornaliere; ma anche rispetto ad esse la legge rimaneva un pezzo di carta. Eccone le prove: 1. Nel giugno 1924, un funzionario dei sindacati fascisti di Torino scriveva: "'Viene molto spesso apertamente e sfacciatamente violata la legge delle otto ore di lavoro. Troppo facilmente dalle autorità competenti vengono accordate deroghe alla legge stessa. Le ore straordinarie, spesso retribuite con percentuali infime e talvolta non retribuite affatto, (...) superano di molto il massimo consentito dalla legge di 12 ore settimanali, come accade in qualche sezione della Fiat" (Avarna di Gualtieri, Il fascismo, p. 117). 2. Il 17 gennaio 1926, Rossoni ebbe occasione di affermare: "In Sicilia minatori e contadini lavorano dieci o dodici ore per poche lire al giorno" (La Stampa, 18 gennaio 1926). 3. Il 30 giugno 1926, i datori di lavoro furono autorizzati a prolungare la giornata lavorativa da otto a nove ore 4 senza aumenti salariali (cfr. sopra p. 169). 4. Il 13 gennaio 1927, la giornata lavorativa dei dipendenti postali fu portata a nove ore, senza naturalmente nessun aumento salariale (Industn:az and Labour Information, 4 aprile 1927, p. 13). 5. Nel contratto di lavoro del luglio 1928 riguardante i dipendenti di imprese com– merciali, questi furono costretti a non rifiutare la prestazione di lavoro straordinario nei limiti di dodici ore la settimana e di due ore al giorno (Industria/ and Labour Information, 23 luglio 1928, p. 84). 6. In quello stesso anno ci furono datori di lavoro che non si accontentavano nep– pure delle dieci ore al giorno e ne chiedevano dodici. 5 7. Sulle condizioni nelle zolfatare di Sommatino e Riesi, in Sicilia, nell'ottobre 1929, si legge:. "Per quanto riguarda l'orario di lavoro, le 8 ore non sono che una fiaba. Gli operai lavorano da 10 a 14 ore al giorno; quelli a cottimo arrivano a lire 15 quando il cottimo raggiunge un massimo di efficienza e con 14 o 15 ore di lavoro al giorno conse– cutive" (Lavoro Fasci:sta, 2 novembre 1929). 8. Nei novembe 1930, un funzionario dei sindacati dei dipendenti commerciali la– mentò che a Torino la legge delle otto ore giornaliere non fosse rispettata, e che nella provincia di Alessandria i lavoratori agricoli dovessero lavorare 1 S ore al giorno da maggio a ottobre (Rosenstock-Franck, op. cit., p. 166). 9. Nell'agosto 1930 le industrie tessili furono dichiarate stagionali, e in quanto tali esenti nei mesi di maggiore attività dal limite delle otto ore (Industri.al and Labour Infor– mation, 18 agosto 1930, p. 226). 3 "Industrial and Labour Information," 3 marzo 1924, pp. 265 sgg. 4 D. HEAmcoTE, Mussolini's New Conception of the State, in "Fortnightly Review," luglio 1926, attribuiva a Mussolini il merito di avere istituito la giornata di otto ore e, in aggiunta, il minimo salariale, la "concessione ai rappresentanti dei lavoratori del diritto di partecipare alla gestione delle imprese industriali," la stabilizzazione della moneta, ecc. Negli anni 1925 e 1926 il cambio fu soggetto a variazioni violente; la stabilizzazione avvenne solo nel dicembre del 1927. Di conseguenza, affermando nel luglio 1926 che Mussolini aveva stabilizzato la moneta, Heathcote avanzava una vera profezia. Le altre sue profezie, tuttavia, non si sono realizzate. s HAmER, Capital and Labour under Fascism, cit., p. 155. SCI-INEIDER, Making the Fascist State, cit., p. 209, scrive: "Rossoni era riuscito ad ottenere un decreto (11 gennaio 1927) il quale permette la giornata di nove ore (fissata nell'estate del 1926 come una misura di emergenza temporanea) solo quando sia riconosciuta con un contratto collettivo stipulato tra sindacati legalmente ricono– sciuti. Ciò praticamente riporta la giornata di otto ore, poiché è ben nota la posizione di Rossoni in suo favore, e i datori di lavoro non riusciranno a imporre una giornata di nove ore se non nel caso di circostanze eccezionalissime." Il decreto 11 gennaio 1927 non è mai esistito se non nella fantasia di quel fascista dal quale il professor Schneider trae le sue notizie senza controllarle. 249 Bibloteca Gino Bianco

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