Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo Romania e all'Austria.2 Ma nell'estate del 1930 la Francia stessa cominciò a sentirsi minacciata dalla diffusa crisi di disoccupazione. D'altra parte, la polizia italiana concedeva il passaporto a tutti, nono– stante che gli accordi in materia di lavoro tra l'Italia e la Francia dessero a quest'ultima il diritto di rifiutare l'ingresso a quei lavoratori che si presen– tassero sprovvisti di un contratto con imprese già stabilite in Francia. Per diverse settimane il governo francese concesse a questa fiumana di emigranti libero ingresso, ma nell'ottobre del 1930 cominciò a chiudere la frontiera ai nuovi arrivi. Il filofascista Journal de Genève pubblicò le seguenti notizie del suo corrispondente da Basilea: Ogni giorno si riversano in Francia un gran numero di emigranti italiani, ma una dozzina appena su duecento sono in possesso del contratto di lavoro richiesto per l'ingresso nel paese. Venerdf scorso duecento di questi disgraziati, che nella maggioranza dei casi hanno speso tutto quanto posseggono per pagarsi il viaggio, furono rimandati indietro.· Molti emigranti sono rimasti a Basilea e molti cercano di passare la frontiera clandestina– mente. La milizia fascista, invece di prendere a fucilate chiunque venga sco– perto mentre cerca di emigrare clandestinamente, con1inciava adesso ad inse– gnare le vie segrete per il passaggio del confine a coloro che non potevano attraversarlo apertamente. Ben presto, tuttavia, la notizia che la Francia aveva chiuso le porte si diffuse in tutta Italia, sicché nel novembre il numero dei passaporti rilasciati scese a 31.540 e nel dicembre a 13.076. 3 Centosessantadue persone che avevano fatto il viaggio sino all'Australia, al loro arrivo si vi– dero rifiutato l'ingresso. 4 A questo flusso e riflusso di umanità Mussolini, parlando al Senato il 18 dicembre 1930, fece riferimento nel seguente modo: Il 13 agosto è la data di un telegramma che io feci a tutti i prefetti delle provincie della Liguria, del Piemonte, della Lombardia,. del c·remonese, dell'Emilia e della Romagna e di alcune provincie dell'Italia centrale, col quale telegramma davo istruzioni per rila– sciare il maggior numero possibile di passaporti per l'estero (...). Perché? C'era, forse, un cambiamento nella nostra politica emigratoria? No. Ma si era determinata una situa– zione singolare in Italia. Molti, in buona fede, credevano realmente che questo fosse l'in– ferno e che altrove fosse il paradiso, che solo in Italia vi fosse la miseria e altrove il regno dell'abbondanza, che solo in Italia ci fosse la disoccupazione e altrove no. Ebbene, questa mi– sura, dal punto di vista morale, ha dato risultati del cento per cento. Nei primi giorni, le questure sono state affollate, affollatissime di gente che chiedeva insistentemente i passaporti; . poi questa folla è diminuita, e oggi sono piu quelli che rientrano che quelli che partono. 2 Il ''Regime Fascista," 15 agosto 1929, cosi riportava: "Data la ripresa dei lavori che si manifesta da parecchi mesi nelle imprese dell'arte edilizia e dei lavori pubblici e che si accen– tuerà sempre piu con la realizzazione del programma della legge Loucheur, l'insufficienza numerica della mano d'opera francese diverrà sempre piu acuta. [ ... ] Siccome l'immigrazione degli operai italiani si trova quasi completamente arrestata in seguito alla decisione recente presa dalle autorità italiane, la Federazione nazionale dell'arte edilizia ha effettuato un'inchiesta nei vari paesi stra– nieri, in particolar modo nell'Europa centrale, per determinare la disponibilità di quei paesi [Ju– goslavia, Ungheria, Cecoslovacchia, e Spagna] in mano d'opera. È pressoché assicurato che le im– prese che fino ad ora si erano rivolte soprattutto al reclutamento italiano potranno trovare nei paesi succitati una mano d'opera equivalente a quella italiana." 3 "Bollettino Mensile di Statistica," giugno 1931, p. 541; aprile 1931, p. 353. 4 "Industria! and Labour Information,,, 19 gennaio 1931, p. 82. 232 Bibloteca Gino Bianco

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