Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo 2) coloro che aspettarono sino all'autunno del 1929, cioè sino al crollo ame– ricano, per riconoscere che in Italia c'era in effetti notevole disoccupazione, di cui tuttavia era interamente responsabile quella crisi 19 ; e 3) coloro che portavano Mussolini alle stelle perché, per la prima volta in Italia, aveva scovato il metodo di combattere la disoccupazione coi lavori pubblici invece di sperperare in sussidi di disoccupazione i soldi dei contribuenti. 20 Lo stesso Mussolini, in un messaggio al popolo americano trasmesso alla radio il 1° gennaio 1931, fece la seguente dichiarazione: Io sono contrario al sistema del sussidio di disoccupazione. Preferisco i lavori pub– blici, che aumentano l'efficienza materiale del paese. Il sussidio di disoccupazione abitua l'operaio al suo stato di disoccupato. 21 La verità era che il sussidio di disoccupazione esiste in Italia come esiste in Inghilterra. Il numero di giornate per le quali in Italia si pagò iL sussidio di disoccupazione salf da 18.700.000 nel 1929 a 48.200.000 nel 1931. 22 A Mussolini spetta tutt'altro merito che non quello di avere abolito il sussi– dio di disoccupazione. Con la legge 19 ottobre 1919, che istituiva in Italia l'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione, si creò un fondo di di– soccupazione formato dai contributi dei datori di l~voro, dei prestatori d'ope– ra, e del governo, il quale ultimo si impegnava a versare annualmente lire 50.000.000. Questo contributo governativo fu abolito nel dicembre 1922 dai fascisti appena arroccati al potere. Da allora solo i datori di lavoro e i prestatori d'opera hanno contribuito al fondo. 23 Non solo, ma nel 1928, tro– vandosi il governo a corto di soldi, cominciò ad attingere in prestito dal fondo di disoccupazione. Tra il 1920 e la fine del 1929, datori di lavoro e prestatori d'opera contribuirono insieme al fondo per un ammontare di lire 1.087.486.000; i sussidi pagati ai disoccupati ammontarono a lire 413.549.000; il costo dell'amministrazione ammontò alla rispettabile sonìfila di lire 68.836.000, cioè il 16 per cento della somma pagata per i sussidi. 24 Il rima– nente mezzo miliardo fu usato dalla Cassa nazionale per le assicurazioni sociali per fare prestiti alla tesoreria dello Stato. 25 Come se questo non ba- 19 A. R. MARRIOTT, The Makers of Modern Italy, Oxford, Clarendon Press, 1931, p. 204: "Non c'è sussidio, tuttavia sino a quando non è arrivata la tormenta mondiale la disoccupazione non esisteva." Cfr. anche le lettere di Villari in "Economist," 25 luglio e 24 ottobre 1931, riportate in "Italy To-day," settembre-ottobre 1932. 20 "È impossibile non provare rispetto per l'energia con cui [Mussolini] sta affrontando il problema apparentemente insolubile di trovare un lavoro per gli italiani nel proprio paese. Effet– tivamente egli si è reso conto di quali possibilità le masse di mano d'opera disoccupata offrano alla nazione" ("Daily News," Londra, 20 settembre 1928). "In Italia, ora patria dell'autoritarismo, si fanno progetti sempre piu vasti per mettere i disoccupati al lavoro di autorità" ("Spectator," Londra, 16 agosto 1930). "L'Italia stanzia 45 milioni di dollari per lavori, non per sussidi; il pro– gramma· invernale darà occupazione a 100.000 persone" ("New York Times," 26 agosto 1931). 21 MUSSOLINI, XXIV' p. 330. 22 "Annuario Statistico Italiano," 1933, p. 194. 23 "Industria! and Labour Information," 22 dicembre 1922, p. 605; 10 marzo 1924, p. 309; 24 marzo 1924, p. 412. 24 "Lavoro," 17 aprile 1930; "Industriai and Labour Information," 14 maggio 1928, p. 260; 8 dicembre 1930, p. 395. 25 "Rivista Bancaria," novembre 1933, p. 928. Secondo il Conto Riassuntivo del Tesoro, sup– plemento alla "Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia," 30 giugno 1934, il governo doveva a tale data 1.214 milioni di lire agli istituti di previdenza. 228 Bibloteca Gino Bianco

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