Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

La "battaglia" di Mussolini contro la disoccupazione sino al 1930 I propagandisti gonfiarono ancor di piu la "vittoria" di Mussolini met– tendo a confronto i dati invernali del periodo prefascista con i dati estivi del periodo fascista, nascondendo il fatto che in Italia la disoccupazione tocca sempre le sue punte massime nei mesi invernali e le sue minime nei mesi estivi. 8 Solo chi abbia familiarità con la vita economica dell'Italia può evitare di essere tratto in inganno. Nel frattempo Mussolini scopr1 che la popolazione italiana non era suf– ficiente per costruire un impero, e che l'emigrazione lo privava di troppa possibile carne da cannone. Le prime misure per limitare l'emigrazione furono adottate nel 1925; in quello stesso anno i coltivatori francesi del Sud cominciarono a incontrare difficoltà nel procurarsi mano d'opera italia– na.9 Nel 1926 e 1927 le restrizioni si fecero piu rigide. A partire dal 1 ° settembre 1927 il governo lasciò l'emigrazione libera soltanto agli intellet– tuali, agli uomini d'affari e ai professionisti di sicura fede fascista, i quali potevano diventare agenti della propaganda fascista nei paesi stranieri. I la– voratori manuali dovevano promettere di far ritorno entro tre anni e non potevano portare con sé le proprie famiglie. Coloro che erano già all'estero potevano riunirsi alle loro famiglie solo tornando presso di loro in Italia, con ciò esponendosi al rischio di non poter piu ripartire; un fidanzato poteva farsi raggiungere dalla sua fidanzata e un marito dalla moglie, ma non vice– versa; e un padre poteva farsi raggiungere dai figli solo se questi erano an– cora minorenni, e quindi non atti a lavorare, fare il soldato, e mettere al mondo figli. 1 ° Chiunque fosse còlto nel tentativo di abbandonare il paese era passibile di detenzione ove le guardie di frontiera non lo avessero già uc– ciso a fucilate. Una rigorosa sorveglianza era esercitata specialmente lungo la frontiera francese. Di conseguenza l'emigrazione annuale in Francia scese da 201.000 nel 1924 a 51.000 nel 1929; e l'emigrazione netta, che nel quin– quennio 1920-24 aveva sottratto al mercato italiano del lavoro un milione di uomini, durante il quinquennio 1925-29 scese ad appena 350.000. Dai sei ai settecentomila lavoratori si ammassarono nel paese come in una enorme . . pr1g1one. A partire dall'autunno del 1926, le misure per impedire l'emigrazione e la crisi economica prodotta dalla rivalutazione della lira (cfr. sopra pp. 172-73, 179) non mancarono di provocare un enorme aumento della disoccupazione. Le statistiche dei disoccupati nei settori industriale e commerciale che rice– vevano il sussidio (dati che non potevano essere falsificati) mostrano che tra il 1926 e il 1928 il numero era quadruplicato, 11 mentre la cifra totale di disoccupati (che le autorità fasciste potevano valutare a piacer loro) mostrò un massimo invernale che saliva da 156.000 nel 1926 a solo 259.000 nel s Questo metodo di confronto fu adottato da Villari in continuazione. Cfr., ad esempio, "Manchester Guardian," 25 marzo 1926; "New Statesman," 10 aprile 1926; "Westminster Gazette," 3 luglio 1926; "Economist," 25 luglio 1931. 9 G. MANco, Les étrangers dans les campagnesfrançaises, in "Annales de Géographie," 15 mar- zo 1926, p. 107. 10 Si vedano i commenti elogiativi su questa legge fatti dal deputato Torre nella relazione sul bilancio del ministero degli Esteri per l'anno 1928-29. 11 "Annuario Statistico Italiano," 1929, p. 327. 225 Bibloteca Gino Bianco

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