Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo tura creava un forte debito nascosto, lasciando che se ne occupasse il futuro: " A ' . l d 'l " 2 pres moz e e uge. Sotto l'influsso dei due precedenti fattori, durante il 1925 e il 1926 la disoccupazione divenne rarissima nell'Italia settentrionale. Tuttavia non era cosi rara nell'Italia meridionale. Negli ultimi cinque anni prima della guerra l'America aveva assorbito una media annua di 400.000 emigranti italiani, mentre i paesi dell'Europa centrale e del Mediterraneo ne avevano assorbiti circa 170.000. In genere i meridionali se ne andavano in America e i settentrionali soprattutto nell'Europa centrale. Dopo la guerra le tradi– zionali correnti migratorie furono interrotte, specialmente a partire dalla fine del 1924 quando entrarono in vigore le leggi americane e canadesi con– tro l'immigrazione. Queste leggi colpirono molto duramente i lavoratori del– l'Italia meridionale, poiché i lavoratori dell'Italia settentrionale continuavano a essere i benvenuti in Francia, in Belgio e in Lussemburgo. 3 Il risultato '" fu che nel 1925 e 1926 le condizioni nell'Italia meridionale cominciarono a farsi difficili. Ma le statistiche fasciste non davano alcuna notizia sullo stato della disoccupazione nell'Italia meridionale, sebbene tutti in Italia ne fossero al corrente. 4 E a Mussolini fu attribuito il miracolo di avere "de– bellato la disoccupazione. " 5 Per ingrandire le dimensioni di tale miracolo, i propagandisti raccon– tarono che prima della guerra la cifra media di emigranti dall'Italia era stata di 670.000 all'anno, che era calata a 400.000 nel 1924 e a 300.000 nel 1925, mentre nello stesso tempo le cifre della disoccupazione erano dimi– nuite da oltre 600.000 nel gennaio 1922 a 100.000 nel 1925. Mussolini, dun– que, aveva "debellato la disoccupazione" malgrado l'aver dovuto provve– dere alle condizioni di esistenza per quei milioni di italiani che non pote– vano piu emigrare. 6 Con maggiore verità si sarebbero dovuti prendere in considerazione non solo coloro che abbandonavano l'Italia, ma anche coloro che vi facevano ritorno, il che avrebbe messo in luce come, prima della guerra, il 90 per cento degli emigranti diretti a paesi europei tornava in Italia, mentre ne ritornava il 55 per cento da oltreoceano, e che quindi la cifra netta dell'emigrazione, invece di 670.000 all'anno, era all'incirca tra 160.000 e 200.000. 7 2 SALVEMINI, Twelve Years of Fascist Finance, cit., p. 479. 3 L. EINAUDI, Italy: Economie and Financial History, in Encyclopoedia Britannica, supple– mento 1926, pp. 572-73. 4 MORTARA, Prospettive economiche 1926, cit., pp. 464-65: "Le regioni che alimentavano le maggiori correnti emigratorie verso l'Europa centrale hanno trovato nuovi sbocchi nell'Europa occi– dentale; quelle che mandavano i loro emigranti oltre mare risentono in maggior grado le conse– guenze della chiusura dello sbocco nord-americano. La contrazione delle correnti emigratorie è causa di piu grave disagio nel Mezzogiorno, anche perché l'aumento naturale della popolazione dopo la guerra è ivi piu rapido che nelle altre parti d'Italia, mentre lo sviluppo delle industrie è scarso e il progresso dell'agricoltura lento e non generale." s In "Star," 8 aprile 1926, Sir Emest Benn scriveva: "I risultati raggiunti comprendono la scomparsa della disoccupazione, la aumentata prosperità, oltre a quiete e benessere per milioni di persone che da una generazione non conoscevano piu tali beni." 6 VILLARI, The Fascist Experiment, cit., pp. 153-54; In., The Economics of Fascism, cit., p. 105. 7 R. FoERsTER, The Italian Emigration of Our Times, Cambridge Mass., Harvard University Press, 1919, pp. 23, 28, 38. 224 Bibloteca Gino Bianco

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