Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Le statistiche della disoccupazione in Italia Social Research, agosto 1934. 11 Invece di ripetere quei fatti, daremo due altre prove scelte tra quelle che possono ricavarsi da altre fonti: 1. Nel 1932, nella provincia di Reggio Emilia, secondo una relazione del segretario provinciale dei sindacati agricoli, ciascuno dei 12.000 brac– cianti riusc.1 a ottenere in media soltanto novanta giornate di lavoro. In questa categoria di lavoratori, quindi, il numero dei disoccupati deve essere stato di circa 9.000, sebbene le cifre per i singoli mesi possano aver variato rispetto a questa media generale. Tuttavia le statistiche ufficiali per codesto anno oscillano tra un minimo di 905 per il mese di maggio a un massimo di 2.402 per il mese di novembre. 2. Secondo il Lavoro Fascista (23 ottobre 1934), in provincia di Fori{ i braccianti agricoli disoccupati ammontavano a 18.185 in data 31 luglio 1933, e a 19.641 in data 31 luglio 1934. Le statistiche "accomodate" a Roma, invece, affermavano che alla data 31 luglio 1933 c'erano 959 braccianti agri– coli disoccupati, e alla data 31 luglio 1934 4.633. 12 Chiunque in Italia prenda sul serio i dati sulla disoccupazione tradisce la sua ignoranza sui metodi con i quali essi sono cucinati. Mr. Hugh Quig– ley, capo dell'ufficio statistico del Centrai Electricity Board della Gran Bre– tagna, e al quale si deve un acutissimo studio sulle condizioni economiche italiane sotto il fascismo, ritiene che le cifre sulla disoccupazione italiana "non sono complete e non riguardano l'intera massa lavoratrice." Egli cal– cola che alla fine di gennaio del 1934 il numero dei disoccupati fosse tra 1.800.000 e 2.000.000, e non 1.158.418 come riportavano le statistiche uf– ficiali.13 Con tutto ciò non si deve ritenere che le statistiche sulla disoccupazione italiana siano inutili. Tutto il contrario: esse ri·velano quella parte della situazione che la di'ttatura fascista non riesce a nascondere. Anche se non conosciamo la misura esatta della disoccupazione, possiamo essere sicuri che essa non è inferiore a quella riferita nelle statistiche ufficiali. In ogni modo non si dovrebbero mai confrontare i dati italiani con quelli di altri paesi, per concludere, come fanno gli ammiratori del fascismo, che "al confronto dei molti milioni di disoccupati in Germania, Gran Bre– tagna, Stati Uniti, e altri paesi, anche tenendo conto delle differenze nel numero degli abitanti, la percentuale italiana si fa giudicare molto favore- 11 G. SALVEMINI, ltalian Unemployment Statistics, in "Socia! Research," agosto 1934, pp. 349-54 12 "Sindacato e Corporazione," settembre 1933, p. 390; settembre 1934, p. 410. 13 H. QuIGLEY, Fascism Fails Italy, in "Current History," giugno 1934, p. 261. In "Econo– mist," 24 ottobre 1931, Villari afferma che "le statistiche italiane sono note per essere almeno altrettanto precise di quelle di ogni altro paese." Parlando alla Camera il 24 febbraio 1932, il ministro delle Corporazioni, Bottai, disse: "È da notare che noi [ ... ] ci atteniamo a una scru– polosità assoluta} severa nella denuncia della disoccupazione [ ... ] senza ricorrere a pietosi trucchi o camuffamenti" (A. P., Camera, Legislatura XXVIII, Discussioni, vol. V, p. 5786). Anche H. R. Knickerbocker ci dice che "consultando non solamente le fonti ufficiali, ma una serie di osser– vatori neutrali disinteressati con una lunga esperienza di qui [in Italia], non è emerso nulla ad indicare che le cifre non siano autentiche" (cit. in JoNES, op. cit., p. 193) Indubbiamente Knickerbocker deve avere avuto dagli stessi "osservatori neutrali disinteressati con una lunga esperienza" la consolante notizia che nell'estate del 1932 "l'Italia aveva superato la sua crisi finan- ziaria" (ibidem, p. 186). · 221 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=