Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo dio è assicurato per un periodo massimo di novanta giorni (eccetto i casi in cui nei due anni precedenti il beneficiario abbia versato settantadue contri– buti, nel qual caso il sussidio viene prolungato di altri trenta giorni); di con– seguenza il disoccupato scompare dalle liste proprio quando la necessità si fa maggiore. E infine, il sussidio di disoccupazione è cosI modesto (da lire 1,25 a 3,75 al giorno) e le pratiche per ottenerlo cosI faticose, che "molti disoccupati, piuttosto che sottomettersi alle formalità e perdere del tempo prezioso che potrebbe essere usato per cercar lavoro, preferiscono rinunciare al sussidio per il quale hanno pagato i loro contributi per tanti anni. " 2 Di conseguenza, i disoccupati che ricevono l'assistenza sono una minoranza; nel febbraio 1932, solo 214.000 lavoratori ricevettero il sussidio di disoccupa– zione, mentre il numero totale dei disoccupati rilevato dalle statistiche uffi– ciali ammontò a 1.147.000. 3 Nei primi tre mesi del 1934, il numero dei disoccupati assistiti ammontò ad appena il 18 per cento del numero totale ~ dei disoccupati censiti. 4 Ecco perché per avere un'idea precisa dell'andamento della disoccupazione, occorrono anche i dati dei disoccupati che non rice– vono alcun sussidio. A quali fonti attingere tali dati? In Italia tra il 1920 e il 1922 esistevano due fonti d'informazione. 1. I dati mensili trasmessi alla Cassa nazionale per le assicurazioni so– ciali dalle autorità comunali. In ogni ufficio comunale c'era un impiegato che, una volta al mese, riempiva un modulo con i dati che a lui sembravano piu probabili, e questi dati venivano inviati alla Cassa. Come poteva un semplice impiegato sapere il numero dei disoccupati nell'industria, nel commercio, nell'agricoltura, e fra i piccoli artigiani indipendenti, sia pure in una città piccola, mancando un sistema generale e regolare di sussidi di disoccupazione, quale esisteva in Inghilterra? In queste condizioni, un im– piegato di giudizio non poteva far altro che riempire il modulo con dati plausibili e poi andare avanti col suo lavoro. Inoltre si dovrebbe tener presente che era nell'interesse dei comuni inviare al governo cifre elevate di disoccupati, quale mezzo sicuro per ottenere che il governo attuasse a sue spese lavori pubblici entro la circoscrizione comunale. Ragion per cui i dati della disoccupazione erano sempre oculatamente esagerati. 2. Gli uffici di collocamento, istituiti in molti comuni coi decreti 5 gen– naio e 10 dicembre 1919, avevano il compito di distribuire ai disoccupati il sussidio governativo. Coi soldi del governo, gli impiegati badavano sol– tanto a contentare il maggior numero possibile di amici. Inoltre, esageravano il numero dei disoccupati per le stesse ragioni dei comuni, cioè per indurre il governo ad attuare il maggior numero possibile di opere pubbliche. Dove non c'erano uffici di collocamento, come avveniva specialmente nelle citta- 2 Articolo del deputato fascista De Marsanich, presidente della confederazione impiegati e operai del commercio, in "Lavoro Fascista," 30 ottobre 1931 (cit. trad.). 3 "Bollettino Mensile di Statistica" (Istituto centrale di statistica del Regno d'Italia, Ro– ma), settembre 1933, p. 872. 4 Ibidem, 23 aprile 1934, p. 384 CLOUGH, art. cit., p. 305, afferma che tutti i disoccupati ricevono il sussidio di disoccupazione. 218 Bibloteca Gino Bianco

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