Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Il costo della vita minuto di cui parlavano le statistiche doveva considerarsi come "teorico," ed illustrò in che modo veniva fissato il prezzo medio della carne: Si vanno a rilevare i prezzi praticati per uno stesso genere carneo in un certo nu– mero di negozi e di mercati, nei diversi quartieri; e poi se ne fa la media. Ognuno com– prende che è sufficiente che uno soltanto su dieci dei negozi censiti abbia praticato il ribasso perché questo figuri nella media risultante. Si aggiunga che a formare quella media contribuiscono sensibilmente i prezzi, necessariamente minimi, di certe carni di qualità cosf scadenti che il loro consumo non può essere molto diffuso. A Roma, a Milano e in altre città maggiori, ci sono negozi chiamati "La Provvida" o "spacci Liverani" che ricevettero dal governo o dagli industriali il capitale necessario per iniziare la loro attività e i locali. Inoltre, gli industriali ottengono la merce direttamente dai produttori, evitando cosf gli intermediari. Di conseguenza queste istituzioni possono vendere a prezzi piu bassi di quelli vigenti nel mercato libero. Tuttavia solo una piccola percentuale della popolazione può servirsi di questi negozi, e anche tra coloro che godono di un tale privilegio solo una minoranza che può pagare in contanti è effettivamente in grado di approfittarne. Durante la prima metà del 1931, solo il 3,9 per cento di tutti i generi alimentari venduti a Milano fu acquistato presso tali istituzioni (Corriere della Sera, 2 marzo 1932). Quando si vogliono manipolare i dati relativi alle medie dei prezzi al minuto, si assegna un peso sproporzionato ai prezzi di queste istituzioni privilegiate, e in tal modo le medie ufficiali risultano piu basse dei prezzi che secondo la quotidiana esperienza di ogni massaia sono i prezzi reali. I metodi impiegati per cucinare le statistiche del costo della vita sono talmente arbitrari che perfino gli "esperti" fascisti se ne tengono alla larga. 9 Un ex ministro fascista delle Finanze, De Stefani, cos1 scriveva nel 1934 a proposito delle statistiche ufficiali dei prezzi pubblicate dall'Istituto centrale di statistica nel Bollettino mensile de,: prezzi: Qualcuno potrebbe andarsene al mercato con questo fascicolo sotto il braccio e con– trollarvi i prezzi del bottegaio o della venditrice di cavoli o di lattuga. Ne tornerebbe a casa con dei dispiaceri spirituali certamente. Il bottegaio non ne ha voluto sapere dei prezzi ufficiali del suo cliente. Prezzi medt I prezzi veri, si sa, devono valere spesso qual– che cosa di piu. ( ...) Il consumatore (...) non si lasci vincere dagli attacchi di fegato, nean– che quando scoprisse che gli indici del costo della vita non vanno d'accordo col costo della sua vita (...) Accade che si sommino insieme il peso dell'elefante con quello della pulce e poi se ne faccia la media. 10 De Stefani avrebbe potuto anche aggiungere che le statistiche furono inventate in Italia nel XIV secolo, se dobbiamo credere a Franco Sacchetti, narratore italiano dì quel tempo. Bernabò Visconti, crudele e capriccioso tiranno di Milano, comandò che un certo abate, se voleva evitare di pa– gargli un'ammenda, trovasse la giusta risposta a diverse domande strava– ganti, tra le quali doveva dirgli qual è la distanza di qui al cielo, e quan- 9 Cfr. "Rivista Italiana di Statistica, Economia e Finanza," 1932, pp. 108 sgg. 10 A. DE STEFANI, Prezzi, in "Corriere della Sera," 6 marzo 1934. Bibloteca Gino Bianco 213

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=