Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo Un caso tipico è quello della Snia Viscosa. La relazione al consiglio di amministra– zione ha documentato la vigorosa ripresa verificatasi in ltalìa nella produzione della seta artificiale. Tradotta in cifre questa ripresa equivale ad un aumento del 15 per cento sulla produzione dell'anno precedente. I 30 milioni di chilogrammi di seta artificiale prodotti nel 1930 sono diventati 34,6 nel 1931; le esportazioni sono passate da 19 milioni a 21 milioni di chilogrammi. Ma veniamo ai risultati finanziari in rapporto ai salari e ai divi– dendi: mentre le paghe sono state complessivamente abbassate entro il 1931, l'utile degli azionisti è rimasto immutato: dodici lire per ogni cento lire di capitale investito. Lo stesso dicasi per la Chatillon, la quale ha accantonato circa 22 milioni di dividendi per svilup– pare i suoi impianti. Lo stesso dicasi di altri grandi gruppi industriali, come ad esempio la Montecatini. La sproporzione che si verifica tra i salari e i dividendi è notevole, se questa è l'ora del sacrificio è giusto che tutti se ne accollino una parte. Nel caso di queste grandi società, invece, c'è una parte sola che sostiene il disagio: gli operai, mentre gli azionisti continuano a percepire un interesse piu che cospicuo per i capitali impiegati, bene– ficiando cosf due volte della generale depressione. I casi sono due: o le riduzioni salariali sono state chieste e giustificate con la presentazione di una situazione diversa da quella reale, oppure le decurtazioni salariali hanno avuto per unico scopo la intangibilità degli alti dividendi. Tali essendo i due corni del dilemma, i funzionari sindacali avrebbero dovuto chiedere l'abrogazione delle riduzioni salariali a quelle imprese le quali, contrariamente alla tendenza generale durante la depressione, face– , vano ancora dei bei pro.fitti. Ma nessuno di loro• mosse mai un dito in questa d~rezione. 4. Il Regz·me Fascista, 14 ottobre 1934, riportò la notizia tratta da una rivista finanziaria che nell'anno in corso la Fiat era andata bene abbastanza da poter pagare un dividendo, senza essere costretta, come nei due anni precedenti, a ricorrere a quelle riserve che erano state costituite a tal fine prima del 1931. Nessun giornale ha mai riportato che i funzionari sindacali abbiano chiesto alla Fiat di aumentare le paghe dei suoi dipendenti. Alla fine di settembre la Fiat ridusse i salari dei suoi operai da lire 2,20 a lire 1,95 l'ora. 5. Parlando a Milano, il 27 gennaio 1935, il presidente della Confede– razione sindacati agricoli impartf precise direttive ai funzionari suoi subor– dinati, per cui nel rinnovo di contratti con i datori di lavoro "non si debbono concedere riduzioni salariali, tanto piu che l'aumento dei prezzi all'ingrosso dei prodotti agricoli ha avuto una immediata ripercussione su quella dei generi al minuto di consumo popolare. " 29 Non appena i prezzi all'ingrosso e al minuto crescono, quindi, i funzionari dei sindacati fascisti devono tenere come linea di condotta non quella di aumentare i salari ma solo di impedirne la diminuzione. Nel 1928 un alto funzionario del ministero delle Corporazioni scriveva: "Il sistema italiano risolve la questione dei minimi di paga nel piu sem– plice dei modi: negandone l'esistenza" (cit. in &w1N, Fascz·sm at Work, p. 207). Con un simile metodo si può risolvere qualsiasi problema senza nessuna difficoltà. Ma Mussolini ha annunciato che "il modo di produzione capitalistica è superato. 11 29 "Lavoro Fascista," 29 gennaio 1935. [N.d.C.] 210 Bibloteca Gino Bianco

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