Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Salari industriali e salari agn·coli Indubbiamente, in un periodo di depressione i salari non possono fare a meno di calare, sotto qualsiasi governo sia dittatoriale che libero. Quando la crisi attuale sarà passata, solo allora sarà possibile accertare se e in che misura i funzionari sindacali sono capaci non solo di chiedere ma anche di ottenere effettivamente salari piu alti. 28 Nell'attesa che l'avvenire si faccia conoscere, vi sono alcuni casi che meritano di essere ricordati. 1. Il Lavoro Fascista, 2 marzo 1932, ammetteva che la produzione nel– l'industria serica era costantemente in aumento, e pertanto "non era il caso di richiedere ulteriori sacrifici salariali alle maestranze"; tuttavia cos{ con- • t1nuava: Va considerato che queste riduzioni sono state concesse non per una valutazione contingente delle necessità industriali, ma in vista delle inevitabili ripercussioni che la svalutazione della sterlina avrà sul principale mercato mondiale della seta, e cioè Londra, e per assicurare in ogni evenienza alla produzione italiana i mezzi per mantenere le posizioni raggiunte nella scala delle esportazioni mondiali. In altre parole, se le industrie vanno male, i funzionari sindacali accet– tano le riduzioni salariali; se vanno bene, i funzionari accettano lo stesso le riduzioni salariali per evitare la possibilità di una crisi industriale. 2. Nel 1932 il prezzo del riso aumentò. Siccome le precedenti riduzioni salariali erano state giustificate con la caduta dei prezzi, il fatto che ora questi aumentassero avrebbe dovuto produrre un aumento salariale. Nono– stante questa circostanza favorevole, i salari non aumentarono: ne è prova il seguente annuncio nel quotidiano ufficiale dei sindacati, Lavoro Fascista, 10 aprile 1932: I sindacati dei lavoratori [ cioè i funzionari che li dirigono], compresi della necessità della produzione, non hanno ritenuto opportuno avvalersi del miglioramento del mercato ed hanno accettato che le paghe, fissate dalla magistratura del lavoro di Roma per l'annata 1931, fossero mantenute anche per il 1932. · 3. Il Lavoro Fascista, 13 aprile 1932, lamentava che "industrie che avevano insistito per ottenere forti riduzioni salariali hanno chiuso il bi– lancio con un forte utile netto, annunciando la distribuzione ai loro azionisti di un dividendo del 10, del 12 e in certi casi anche del 15 per cento." 2s Il 30 marzo 1928, Rossoni diceva: "Sono stati chiesti ai lavoratori notevoli sacrifici sui loro salari. Siccome noi siamo i piu disciplinati fascisti, abbiamo accettato le diminuzioni [ ... ]. ' Certamente i lavoratori hanno fatto sacrifici piu grandi di quelli dei datori di lavoro. Questi sacrifici erano chiesti per tenere in piedi le aziende, e sta bene. Vedremo al momento opportuno, quando le aziende avranno bilanci piu floridi, se le organizzazioni dei datori di lavoro verranno spontaneamente a dirci: siccome i nostri bilanci tornano ad essere floridi e si vive molto bene, diamo spontaneamente il 10, il 20 per cento di aumento ai salari. Siamo sicuri invece che anche allora per migliorare i salari sarà necessaria la iniziativa sindacale del lavoro. [ ... ] Quando migliorerà l'insieme delle aziende e della vita economica, dovremo riprendere la marcia in avanti" ["Lavoro d'Italia," 31 marzo 1928: N.d.C.]. Il 29 aprile 1928, parlando agli operai di Milano, Mussolini disse: "Se qualche piccolo sacrificio ve lo abbiamo richiesto, voi lo avete accolto con quella perfetta disciplina di cui dà prova il popolo italiano da cinque anni a questa parte. Ma, accogliendo queste rinunce, vi siete messi nella condizione migliore per ottenere dei miglioramenti quando le condizioni lo permetteranno" (MussoLINI, XXIII, p. 137). 209 Bibloteca Gino Bianco

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