Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del f asc1:smo mento biennale di stipendio, una riduzione dal 3 al 5 per cento, e una ridu– zione della indennità di buonuscita. Non avevano ancora finito di digerire queste riduzioni che, nel gennaio 1933, assaporarono di nuovo le delizie della collaborazione di classe. Insieme a tutti gli altri impiegati delle im– prese private ebbero la piacevole sorpresa di venire informati che, a partire dal 1° gennaio 1933, il governo sarebbe stato tanto generoso da ridurre l'im– posta di ricchezza mobile applicata ai loro salari dal 13 all'8 per cento; ma i datori di lavoro che avevano sino allora pagato l'imposta per i loro dipendenti, furono obbligati da qui in avanti, sotto pena di pesanti san– zioni, a detrarre le imposte dai salari dei loro dipendenti corrispondendo loro a titolo di compenso un aumento di stipendio pari al 40, il 50, o il 60 per cento dell'imposta che in questo modo i datori di lavoro venivano a risparmiare. Insomma, la tesoreria dello Stato perdeva un terzo di questa imposta sul reddito, i datori di lavoro risparmiavano dal 4,8 al 7,2 per .. cento sul pagamento degli stipendi, mentre i dipendenti perdevano dal 3,2 al 4,8 per cento dei loro stipendi. In tutto il mondo non c'è che Mus– solini capace di inventare una farsa tanto ben congegnata! Quanto ai lavoratori agricoli, nel Lavoro Fascista, 18 novembre 1931, il professor Cagnetti de Martiis, docente di diritto agrario nell'Università di Parma, cosi scriveva: La curva dei salari nominali agricoli segna una fase ascendente nell'immediato dopo– guerra, poi alternative di aumento e diminuzìone fino al 1926, poi una spiccata e accen– tuantesi tendenza alla dimìnuzione dopo il 1927 e fino all'anno attuale. In una relazione di un alto funzionario della Confederazione sinda– cati agricoli si affermava, nel 1931, che in tutta Italia il salario medio dei lavoratori agricoli era sceso da lire 14,3 al giorno nel 1926, a lire 10,44 al giorno nel 1931; la perdita dei lavoratori, cioè, era stata del 27 per cento. Ma questi dati sono sicuramente falsi. Soltanto nel 1927 i salari furono ridotti del 20 per cento, e alla fine del 1930 e il principio del 1931 molti salari furono ridotti ulteriormente del 25 per cento e anche di piu. La rela– zione ammetteva che i salari erano calati del 34 per cento in Lombardia e del 38 per cento in Emilia, e che a Milano, Pavia e Cremona, le provincie piu ricche della Lombardia, la perdita ammontava al 45 e perfino al 50 per cento. 11 Se nelle zone piu ricche d'Italia le riduzioni arrivavano al 45 e perfino al 50 per cento, bisognava, per arrivare a una media generale del 28 per cento, che nelle zone piu povere del Mezzogiorno la perdita non superasse il 10 per cento. Ma in effetti le riduzioni applicate nel Mezzo– giorno non furono meno spietate di quelle nell'Italia settentrionale. Ecco alcuni esempi di tagli nei salari agricoli in seguito alle riduzioni del novembre 1930: 11 "Industriai and Labour Information," 19 novembre 1931, p. 99. 204 Bibloteca Gino Bianco

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