Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Prefazione del curatore assar:controversa ponendo esplicitamente la domanda se fosse i°/ fascz·smo una "dittatura capitali·stica." Salvemini - lo si è già visto - allora come piu tardi non si· nascondeva affatto le responsabili.tà obiettive dei nostri maggi·ori cet1: i·mprendi.tori·ali rispetto all'avvento di· Mussoli"nz· al potere; neppure sottovalutava i cospi·cui vantaggi che la grande z·ndustri·a italiana aveva ottenuto dal regi·me fascista. Di un buon numero di questi van– taggi proprio le due precedenti· parti di Sotto la scure del fascismo costitui– scono anzi· una esauriente illustrazione. Inoltre, anche in quest'ultima par– te, a riassumere i rapporti che intercorrevano nell'ltali·a fasci.sta tra Stato e grande industria, si trova illustrata che io sappia per la prima volta proprio la formula "socializzazione delle perdite e privatizzazione dei pro– fitti, " 19 che avrà dopo la guerra larghissinza di"ffusione specialmente attra– verso le pagine di uno dei· pi·u fedeli discepoli· di Salvemini, Ernesto Rossi, in un pamphlet polemicamente accusatori·o nei confronti dei ceti· indu– striali· dal ben signi"ficati·votitolo I padroni del vapore. 20 Tuttavi·a una equi .. parazione di fascismo e capitalismo, secondo la quale il primo altro non sarebbe che il fedele rappresentante politi·co del secondo, viene da Salve– min1: nettamente respinta. Sulla base di un approfondito esame empiri·co dei dati· disponi.bili, egli· riteneva infatti che nell'ambito dello Stato fasci.sta il potere di Mussoli·ni· mantenesse ne,: confronti del tradizionale potere eco– nomico, i"ndipendentemente dai reciproci favori e dalle effettive coinciden– ze di z·nteressi, un margi·ne di autonomia suffici·ente ad escludere ogni· so– vrapposi"zione. Sicché, come Salvemi·n,: teneva a ,preci·sare,anche se per il momento lo Stato fasci.sta si era limi"tato ad aboli·re il laissez-faire della classe operai·a mantenendo i·nvece quello dei· capitali.si -i,e perci·ò accrescen– do enormemente la loro posizione di forza, pure non era i·mplausib,:le l'i– potesi che anche questo secondo laissez-faire potesse effettivamente, a di– screzione di· Mussoli·ni·, subi.re sostanziali riduzi·oni. Senza pretendere di en– trare nel mer·ito della questione, qui· basterà osservare intanto come,. nell'esame del si·stema d1:potere dello Stato mussoliniano, è di grandissimo interesse l'osservazione di Salvemini, che metteva i·n luce come elemento potenzi·almente antagonistico degli interessi ind1,stri·ali il peso della buro– crazia, notevolmente accresci·uto dalla pol1:tica fascista2 1 ; tema che certo· meriterebbe di essere ripreso e approfondi.to, anche per valutare pi·u pre– cisamente quanto abbia pesato, propri·o nelle sue strutture amministrati– ve, l'ered,:tà dello Stato fascista nella nuova 111:ta dell'Italia repubblicana. Inoltre, andrà ricordato come sia di poco successiva alla pubbl1:cazione d·i· quest'opera quella svolta che segnava l'allineamento dell'I tali·a con la Germania di Hi.tler. Ora, se già a proposi·to della prima fase della politica 19 "La Carta del lavoro dice che l'organizzazione privata è responsabile di fronte allo Stato. In effetti, è lo Stato, cioè il contribuente, che è diventato responsabile di fronte al1 1 organizza– zione privata. Nell'Italia fascista lo Stato paga per gli errori dell'organizzazione privata. Fintanto che gli affari andarono bene, i profitti rimasero alla iniziativa privata. Quando venne la depres– sione, il governo addossò la perdita sulle spalle del contribuente. Il profitto è privato e indi– viduale. La perdita è pubblica e sociale" (p. 339 in questo volume). 20 E. Rossi, I padroni del vapore, Bari, Late.rza, 1955; nuova ediz. riveduta e ampliata col titolo Padroni del vapore e fascismo, ivi, 1966. 21 Cfr. specialmente il cap. III, parte terza, pp. 342-50 in questo volume. XVII Bibloteca Gino Bianco

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