Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

"Experimenta in anima vili" sione a cui lo hanno fatto approdare le sue ricerche è che i lavoratori escono sempre dalle mani della magistratura del lavoro con le ossa piu o meno rotte. Per far sf che i nostri lettori possano formarsi una opinione personale sulla procedura sin qui seguita dalla magistratura del lavoro per ottenere un tanto brillante risultato, riporteremo alcune delle cause piu caratteri– stiche e interessanti. Nel giugno 1927, il presidente della confederazione marittimi Magrini (cfr. sopra p. 166), accettò che le indennità di carovita fossero ridotte a seconda della categoria da 25 a 60 lire al mese. Ulteriori trattative furono rimandate sino al dicembre successivo. Quando le trattative furono ripre– se, gli armatori chiesero che le paghe dei marittimi sulle navi passeggeri fossero ridotte da 575 a 468 lire mensili, e quelle dei marittimi su navi da carico da 585 a 468 lire mensili. In tal modo i salari di ambedue le categorie sarebbero stati parificati al livello piu basso: l'eguaglianza demo– cratica è cosa assai lodevole... in fatto di salari. Magrini offri di ridurre i salari dei marittimi su navi passeggeri sino a lire 560 e 535, e quelli su navi da carico sino a lire 550 e 525, a seconda se i marittimi erano ammo– gliati o celibi. Poiché non si riuscf a raggiungere un accordo, si dovette rimettere la vertenza alla magistratura del lavoro. In attesa della decisione del tribunale, i datori di lavoro ridussero i salari al livello proposto da Magrini. La magistratura allora stabilf che i salari dei marittimi sulle navi da carico rimanessero al livello di Magrini, e che a quello stesso livello fossero ridotti i salari dei marittimi di navi passeggeri.8 Il presidente della confederazione emanò il seguente proclama: Marittimi, la magistratura del lavoro vi ha reso giustizia. Viva il regime! Viva il Duce I E adesso al lavoro, marittimi, per la prosperità della marina mercantile italiana I In alto i cuori1 9 Nel dicembre 1930, in provincia di Rovigo i salari dei lavoratori agri– coli erano stati ridotti del 14 per cento e, di conseguenza, nell'inverno del 1931 il salario giornaliero di molti lavoratori era stato di lire 7,20, nono– stante l'ordine di Mussolini che nessun lavoratore avrebbe dovuto ricevere meno di otto lire. Nel luglio 1931, i datori di lavoro chiesero che i salari in natura di 40.000 braccianti della loro provincia fossero ridotti del 25 per cento, e che si applicasse una diminuzione nel numero di braccianti ai quali, in proporzione alla estensione dell'azienda, ogni proprietario era obbligato a dare lavoro durante l'anno. I funzionari delle organizzazioni sin– dacali respinsero tutte queste richieste, facendo osservare: che i salari erano già stati ridotti del 14 per cento nel novembre 1930; i salari in natura avevano già subito una notevole svalutazione e pertanto i lavoratori avreb- s "Corriere della Sera," 12 e 29 gennaio 1928. "Industria! and Labour Information," 5 settembre 1927, p. 314; 6 febbraio 1928, p. 204. 9 &mER, Capital and Labour under Fascism, cit., p. 206. (Cit. trad.) 191 Bibloteca Gino Bianco

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