Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

"Il modo di produzione capitalistica è superato,, giunto a Roma il 30 novembre 1933 dopo tre anni di controversie. "Il di– retto intervento del partito e del ministero delle Corporazioni ha portato all'abbandono delle posizioni di intransigenza. " 3 Il testo di tale contratto era stato pubblicato nel Lavoro Fascista del 1° dicembre 1933. In seguito alle riduzioni salariali praticate sin dal 1927, i salari di 30.000 operai erano già stati decurtati sotto il livello del 1927 nella misura del 40 per cento gli uomini, dal 40 al 50 per cento le donne, e dal 45 al 55 per cento gli apprendisti. Il nuovo contratto (cioè quello del 30 novembre 1933) aveva permesso ai datori di lavoro di imporre ancora altre riduzioni. Le donne addette al "rifinimento," ad esempio, erano state divise in ventinove cate– gorie, con salari varianti da lire 5,25 a lire 12,30 al giorno; poiché le dif– ferenze tra le varie categorie non erano avvertibili, era facile ai datori di lavoro trasferire le donne da una categoria con piu alto salario ad altra con salario piu basso. 4 Quanto ai Cantieri navali dell'Adriatico, alla data 3 dicembre 1933 i salari erano stati decurtati del 6,5 per cento. 5 Alla luce di questi esempi, è facile capire il significato della conclu– sione che Biagi aveva tratto dalla sua relazione: L'azione del ministero deve continuare nella via già tracciata dal Duce e percorsa con spirito di fascistica obbedienza, tenendo presenti, da una parte le esigenze del mercato interno e, dall'altra, la necessità di potenziare e mantenere il livello dell'esportazione. 6 Riassumendo la discussione, il Duce osservò che la relazione del sotto– segretario di Stato "ha posto in giusta luce i problemi piu importanti re– lativi alla politica salariale che il regime persegue in questo periodo," e concluse affermando che il Comitato corporativo centrale approvava com– pletamente tale linea d'azione. 7 Pochi giorni dopo, i giornali pubblicarono il seguente comunicato: Quasi in tutte le provincie le associazioni dei datori di lavoro dell'agricoltura hanno annunciato il loro ritiro dai patti di lavoro. Essi mirano ad ottenere riduzioni salariali. La situazione è particolarmente grave nelle provincie dell'Italia settentrionale dove l'agricol– tura incontra notevoli difficoltà. È piu che naturale che i salari dei lavoratori abbiano 3 "Lavoro Fascista," 25 novembre 1933. 4 Il "Resto del Carlino," 30 novembre 1933, annunciava che c'erano state riduzioni, ma aggiungeva: "Le riduzioni salariali [ ... ] appaiono cosi'. modeste da giustificare quell'atmosfera di reciproca comprensione che tutti si auguravano dai nuovi rapporti salariali fra industriali e operai." In un articolo Sindacati e corporazioni (firmato r.r.), in "I problemi del Lavoro,,, 1° febbraio 1934, p. 3, si leggeva il seguente commento: "L'industria laniera è ancora la piu fortunata tra le in– dustrie italiane, perché in questo momento lavora in pieno e i disoccupati non superano la cifra normale, ma ciò non ha impedito che i negoziatori di parte operaia abbiano dovuto 'mollare' un altro 5 per cento, per una parte delle maestranze, sul vecchio contratto. [ ... ] Volenti o nolenti, gli imprenditori cercano il punto della minore resistenza. Se dovesse rallentare la pressione operaia, o se il sindacato dovesse mutare la sua propria funzione, disavvezzando gli operai dalla difesa solidale delle loro condizioni di esistenza, essi non tarderebbero a scendere al livello dei lavo– ratori giapponesi." Se l'ex-socialista che dirige questa rivista avesse voluto e potuto parlare chiaro, avrebbe scritto che nessuna pressione è possibile da parte operaia, che la funzione dei sindacati fascisti era proprio quella di rendere tale pressione impossibile, e che a causa di ciò i lavoratori italiani stavano rapidamente scendendo al livello dei lavoratori giapponesi. 5 Tale notizia fu data dal giornale antifascista, pubblicato a Parigi, "Nuovo Avanti," 9 giugno 1934. 6 "Corriere della Sera," 10 dicembre 1933. [N.d.C.] 1 Ibidem. Bibloteca Gino Bianco 183

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