Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Il "sindacalismo" fascista dal 1926 al 1929 agricoli di Brescia "sentendo nelle sue parole il puro spirito che deve ani– mare tutti gli italiani dal piu umile al piu alto, rimette all'on. Turati con pieno entusiasmo e con volontà disciplinata, la cura di stabilire la dimi– nuzione da apportarsi alle tariffe del vigente patto colonico." Inutile dire che la mozione fu approvata senza neppure un voto contrario. Dopodiché Turati telegrafò al Duce che i lavoratori agricoli fascisti della provincia di Brescia accettavano una riduzione del 10 per cento dei loro salari. 13 Di li a poco le organizzazioni sindacali della provincia di Pavia - cioè i loro segretari - decisero di accettare, non sui loro stipendi ma sui salari dei lavoratori agricoli, una diminuzione "nei limiti stabiliti per la provincia di Brescia." 14 Il giorno seguente, una riunione di "rappresentanti dei sindacati fascisti" nella provincia di Bologna approvò una mozione per ridurre del 1O per cento tutti i salari della provincia. 15 L' 11 maggio il direttivo del sindacato marittimi di Genova, "sicuro di interpretare il sen– timento della classe dei lavoratori del porto di Genova," annunciava di of– frire "spontaneamente la diminuzione del 5 per cento sull'attuale caroviveri," corrispondente a cinque milioni di lire annue sull'insieme dei loro salari. 16 Il 24 maggio i direttivi nazionali delle organizzazioni di datori di lavoro e di prestatori d'opera dei tessili decisero di ridurre i salari del 10 per cento. 17 In tutta Italia si svolse tra i segretari delle organizzazioni sindacali una gara di virtl.l per vedere chi riusciva primo nel ridurre i salari altrui. 18 Nella "vecchia era" si pensava che il costo della vita fosse in diminu– zione quando il prezzo dei generi alimentari, degli abiti, dei fitti calava mentre i salari o rimanevano stazionari o calavano in misura inferiore ai prezzi. Nel 1927 le vecchie idee economiche furono "rivoluzionate": da ora in avanti i primi a essere ridotti dovevano essere i salari, nella fidu– ciosa attesa di una diminuzione del costo della vita. Quest'ultimo doveva diminuire per forza, non era forse questo che il Duce aveva decretato? Que– sta farsa venne riassunta ottimamente in una dichiarazione di un gerarca fascista, De Stefani, apparsa nel Corri.ere della Sera il 25 giugno 1927: Il prestatore di lavoro, da uomo semplice, ragiona invece cosf: se il costo della vita è diminuito del 5 per cento e il mio salario del 1O, che ne è di questa differenza? D'altronde, dal gennaio all'agosto del '26 il corso dell'oro è passato da 478 a 589, i prezzi all'ingrosso da 659 a 691 e il costo della vita (Milano) da 146 a 150: eppure io, in quel periodo, non ho avuto alcun aumento di salario. Affinché la farsa non apparisse troppo evidente, bisognava fare qual– cosa per fare credere alla gente che i prezzi diminuivano. Gli affitti delle abitazioni erano stati regolati da restrizioni legali durante e dopo la guerra sino alla fine del 1922. Si cominciò ad abolire le restrizioni nel 1923 ed 13 "Corriere della Sera," 3 maggio 1927. 14 "Corriere della Sera," 8 maggio 1927. 15 "Popolo d'Italia," 10 maggio 1927. 16 "Corriere della Sera," 12 maggio 1927. 17 "Industria! and Labour Information," 27 giugno 1927, p. 510. 1s Ibidem, 6 giugno 1927, p. 395. Bibloteca Gino Bianco 171

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