Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Prefazione del curatore nietodo stesso di Salvemini, la sua acribia documentaria, il suo costante confronto tra le parole e i fatti, la chiarezza della esposizione, documen– tano ampiamente la sua non mai smarri·ta fede nella ragz·one umana. È una delle caratteristiche costanti della scri'ttura di Salvemini, che queste pa– gz·ne ancora una volta confermano, il grande r1:spettoper 1:llettore, di fron- te al quale egli non cerca ma1: d1: conquistarne il consenso con mezzi diversi· dall'esame attento delle cose e dal pacato ragionamento, si·cché l'ade– sione possa eventualmente maturare in base a una fondata conv1:nz·ione logica e non mai in forza di· una qualche capacità di· seduzi·one. Tuttavia va anche aggiunto che nel caso speci·fico la fede nella ragione di Salvemz'ni non rappresentava una semplice affermazz·one di principi·o, la sua con– testazi·one polemica non si· poneva come una vox clamantis in deserto. In effetti la constatazione di· una larga corrente di filofascismo nei paes-1: anglo-– sassoni non deve poi farei dimenticare 1:Z rovesci·o della medagli·a, e cioè ;. non soltanto la presenza ·in questi paesi d·i forze di"chiaratamente antif a– sciste, quanto pi·u in generale la permanenza di un clima culturale nel quale la voce della ragione conservava intera la propria capacità di per– suasione. Non per niente nella emi·grazione polz'tica europea di questi· anni proprio i paesi anglosassoni saranno la meta pref er_ita di gran parte degli intellettuali antif asci·sti,1 4 i quali piuttosto f aci·lmente potranno inserirsi nel nuovo ambiente e continuarvi il proprio lavoro, perché, indipendente– mente da ogni consapevolezza politica, esisteva nei paesi anglosassoni una tradiz·ione culturale la quale si potrebbe dire che era antif asci.sta nei· suoi 1 presupposti· logici e corrispondeva a strutture mentali prof onda mente estra– nee alla metodologia della propaganda fasci.sta. La denunci·a di Salvemini, percz"ò, aveva nei paesi anglosassoni buone probabi"lità di essere ascoltata e recepi·ta. Infine, un'ulti·ma nota della polemica salveminiana che mi sembra meri.ti di· essere sottoli·neata, è la sua consapevolezza che la fortuna della propaganda e la sua capacità di· penetrazione sono pur sempre legate al "tradimento" degli i·ntellettuali. In proposito, ben oltre alcuni rilievi par– ti·colari· dove risuona la famosa invetti·va di /uli"en Benda,1 5 si può dire che tutto 1:lmodo come quest'opera è costruita costi"tui·sceun atto di accusa con– tro coloro i quali, sotto il manto della sci·entificz"tà, hanno avallato la mi– sti"ficazi·one fascz"sta. Ciò che muove lo sdegno di Salvemini e detta la sua denuncia non è la consi·derazione moralisti.ca di· una pretesa missione del dotto, c1:oèdi un suo obbligo di fedeltà ad una astratta idea del vero. Si tratta, in effetti, di una posizione pi"-umodesta che coz"nvolge una que– stione prati·ca. La scienza, per Salvemini·, non è mai un ideale campato in aria, bensz, sulla scorta del suo fondamentale empirismo, essa è la gu1:da dell'umano operare. Ora, se l'onestà del ri·cercatore vi·ene meno, se la realtà sociale che l'intellettuale è chiamato a illuminare attraverso l'indagine 14 Un'esauriente descrizione del fenomeno per quanto riguarda l'America nell'opera Tbe Intellectual Migration: Europe and America, 1930-1960, edited by D. Fleming and B. Bailyn Cambridge Mass., Harvard Univ. Press, 1969. ' 15 Cfr. n. 1, p. 149; n. 27, p. 208, in questo volume. XIV BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=