Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

L'" esercito di credenti" febbraio 1928 quest'ultima cifra era salita a 10.000. 27 In una intervista al Corriere della Sera, il 14 aprile 1930, Bottai affermò che le organizzazioni avevano un funzionario ogni 200 soci. Dato che nel 1930 le organizzazioni avevano 4.780.000 soci, ne segue che i funzionari erano 23.900. Supponendo che si sia conservata la stessa proporzione negli anni seguenti, avremo che nel 1933 i funzionari erano 29.000 contro 5.780~000 soci. Il 3 novembre 1927, il Corriere della Sera apportava un contributo no– tevole alla conoscenza di questo aspetto del "sindacalismo" fascista: Desterebbe qualche preoccupazione una eventuale ipertrofia degli organi esecutivi e amministrativi sindacali; ipertrofia alla quale spingono le tradizioni burocratiche già disgraziatamente radicate nella vita pubblica italiana, la tendenza tanto umanitaria quanto imprudente di sistemare in uffici inutili le masse dei disoccupati, il nepotismo politico o personale, e infine l'illusione di cui sono vittime i nuovi organismi politico– sociali, che la loro importanza ed efficacia sia in proporzione diretta della vastità dei quadri e della moltitudine dei funzionari. (...) Se il sindacalismo dovesse servire solo, o in massima parte, a creare uffici, a sistemare scrivani e dattilografe, ad assicurare sti– pendi talora non piccoli a capi, direttori e segretari, la prova correrebbe il rischio di sviarsi o di atrofizzarsi per istrada. Ma c'è ancora un altro pericolo, e questo consiste nel confronto irresistibile tra il trattamento fatto agli impiegati dello Stato e quegli degli enti sindacali e specialmente in taluno di essi. (...) Non è prudente né giusto sottoporre questi nostri modesti burocrati (modesti per necessità anche negli altissimi gradi) a un confronto irritante con quanto avviene nelle organizzazioni sindacali, dove esistono mag-– giori indennità, piu larga facilità di carriera. Sebbene ancora, perdurando il periodo di organizzazione, non si posseggano i bilanci ufficiali dei sindacati e delle federazioni, è comune la sensazione che le loro gerarchie, oltre ad essere pletoriche, siano anche retri-– buite con una larghezza che contrasta con le tradizioni di sobrietà delle amministrazioni pubbliche. Nel 1928, il professor Volpe indicò discretamente che taluni conside– ravano "come una grossa incognita la pesante macchina corporativa, con la sua numerosa e ben retribuita burocrazia, (...) col suo sistema fiscale che si aggiunge al sistema dello Stato e dei Comuni ecc." 28 Nel 1929, persino Villari dovette ammettere che "si è sostenuto che alcuni segretari e altri fun– zionari sono pagati troppo in confronto agli impiegati dello Stato," e che "piu grave ancora è il fatto che tali funzionari starebbero per diventare troppo numerosi." Quanto al primo punto, però, si consolava osservando che "in Italia il livello degli stipendi è talmente basso che non è male se anche questi funzionari sono pagati meglio di altri"; e quanto al fatto piu grave, lo incoraggiava la constatazione che "il ministero delle Corporazioni sta esaminando la cosa e probabilmente porrà un limite al numero delle nomine fatte. " 29 Un anno piu tardi, il ministero stava ancora "esaminando la cosa," ma con risultati cos{ scarsi che il 15 maggio 1930 il deputato Pao– loni si senti in obbligo di esprimere la speranza che il ministro tenesse conto "della necessità che la spesa (...) sia contenuta nei limiti dello stretto necessario, (...) evitando pletora di funzionari ed impiegati, e stipendi spro- 21 HAmER, Capital and Labour cit., p. 166. 28 VOLPE, Lo sviluppo storico del fascismo, cit., p. 31. 2 9 VILLARI, Italy, cit., p. 288. Bibloteca Gino Bi·anco 163

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