Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo Nel 1934 il gettito scese a 232 milioni, 24 probabilmente a causa della crisi che costrinse molti datori di lavoro a sospendere la loro attività, e della disoccupazione che riduceva il numero di lavoratori in grado di pagare le quote. Perciò in settembre cominciò qua e là tra i funzionari delle organiz– zazioni sindacali ad affacciarsi l'idea di aumentare l'importo del contributo obbligatorio. Il 19 settembre 1934, il [Javoro Fascista pubblicava persino la lettera di un operaio che chiedeva spontaneamente tale aumento e affer– mava che il lavoratore "paga piu che volentieri il suo contributo sindacale anche se altissimo,,, e che "ogni nuovo sacrificio, quindi, non porterà malu– more, ma sarà accetto con la piu lieta consapevolezza." Che paese fortunato l'Italia! Parlando alla Camera il 15 maggio 1930, il deputato Paoloni lamentò che i contributi suppletivi fossero ancora troppo elevati e che fosse ugual– mente eccessiva la quota d'iscrizione alle organizzazioni sindacali: È spiacevole di non poter fare il calcolo della percentuale [ dei contributi supple– tivi] in rapporto agli obbligatorii, e la somma di quelli con questi. Probabilmente ne risulterebbe una bella cifra. Ma tali elementi non sono stati portati dinanzi al parla– mento. (...) Il conto dell'obbligatorio è stato portato, e quello del volontario no. Qui sta la differenza. (...) Le cifre che sono state presentate al nostro controllo (. ..) non offrono elementi particolari di valutazione della spesa. 25 Insomma, sembra che nessuno conosca esattamente l'ammontare delle quote versate nelle casse delle organizzazioni legali. 26 Ancor meno è possibile scoprire il numero dei funzionari che costi– tuiscono l'" esercito di credenti." Miss Haider apprese che nel marzo del 1927 le organizzazioni dei datori di lavoro avevano 10.000 funzionari sti– pendiati, e che quelle dei prestatori d'opera ne avevano 8.000. Tuttavia nel ronato da successo i loro salari erano aumentati. Questa somma deve essere poi messa a con– fronto con l'ammontare di quanto adesso essi pagano alle organizzazioni sindacali fasciste e con quello che essi perdono in seguito alle riduzioni salariali ad essi imposte. Nel caso dei datori di lavoro dovremo mettere su un piatto della bilancia le somme che in precedenza essi erano soliti pagare alle loro organizzazioni, quelle perdute a causa cli scioperi, e quelle perdute ogni volta che i lavoratori riuscirono a strappar loro salari piu alti; e sull'altro piatto dovremo mette~e le somme che essi pagano adesso alle organizzazioni fasciste e quelle che risparmiano in seguito alle riduzioni salariali e alla mancanza cli scioperi. 24 "Lavoro Fascista," 7 settembre 1934. 25 A. P., Camera, Legislatura XXVIII, Discussioni, vol. III, p. 2689. Questa parte del discorso fu quasi completamente omessa nei resoconti della stampa. 26 Secondo il "Lavoro Fascista," 24 gennaio 1934, l'organizzazione operaia è piu costosa in Francia che in Italia: infatti i lavoratori francesi pagano ai loro sindacati un contributo an– nuo che varia dallo 0,43 allo 0,67 per cento dei loro salari, mentre gli italiani pagano soltan– to dallo 0,30 allo 0,34 per cento. In realtà le cifre italiane sono troppo basse, perché i lavora– tori iscritti ai sindacati fascisti devono pagare non soltanto la quota annuale di appartenenza ma una infinità di contributi "volontari": la targa da donare al Duce, il regalo per il segre– tario del partito, sottoscrizioni per questo, quell'altro e cosi'. via. Inoltre, il confronto tra Fran– cia e Italia non sta in piedi per due ragioni: 1) in Francia i contributi sono pagati solo da una parte dei lavoratori, poiché essi non sono obbligati ad iscriversi ai sindacati come invece in I tali a, quindi il confronto dovrebbe essere fatto non tra le quote pagate in Francia e in Italia da ciascun iscritto ai sindacati, ma tra le somme pagate nei due paesi dall'insieme degli iscritti ai sindacati; 2) in Francia una parte considerevole delle quote versate dai lavoratori ai sindacati è usata per soccorrere i lavoratori quando scioperano in difesa dei loro salari, men– tre in Italia gli scioperi sono proibiti e quindi non c'è alcun bisogno di costituire un fondo di soccorso. Bibloteca Gino Bianco

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